Ieri, nel giorno della memoria liturgica del beato Carlo Acutis, è stata inaugurata a Cefalù (Pa) la comunità alloggio dedicata alla memoria del giovane morto a 15 anni colpito da leucemia fulminante, voce profetica per i suoi coetanei che ha avuto la capacità di affrontare tutte le situazioni che la vita gli ha presentato con una fede forte e instancabile.
A dare il benvenuto ai presenti sono stati gli ospiti della comunità alloggio Regina Elena – che dal dicembre 2022 è tornata nella sua sede storica di via Mandralisca a Cefalù (Pa) – con il direttore don Giuseppe Licciardi e tutti gli operatori che nel quotidiano, nelle difficoltà così come nei momenti spensierati, condividono il cammino con i ragazzi. Ognuno di loro con un canto, con il racconto della loro esperienza, ma anche semplicemente con uno sguardo o un sorriso ha voluto partecipare a questo importante momento di condivisione.
La comunità dedicata al beato Acutis, che come la comunità Regina Elena è gestita dalla Fondazione Regina Elena, ospiterà minori da 6 a 12 anni privi temporaneamente di condizioni e ambienti familiari tutelanti o con disturbi del comportamento accompagnandoli verso il futuro con fiducia e positività, mediante progetti educativi dedicati si propone come un ambiente familiare in cui i minori ospiti si sentano protetti, accolti, compresi e stimolati, costruendo giorno per giorno un rapporto solidale e di fiducia significativo e improntato su relazioni affettive, educative, cognitive e di promozione sociale importanti.
Ad ispirare il lavoro della Fondazione Regina Elena e dei suoi operatori nelle due comunità che gestisce è il Messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018 e i quattro verbi suggeriti dal Pontefice: “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare” i bambini e i ragazzi ospiti. Lo ha ricordato anche il vescovo di Cefalù, mons. Giuseppe Marciante, nel suo discorso inaugurale. “Accogliere” i ragazzi in un ambiente familiare, riferimento sicuro e presenza stabile dal punto di vista affettivo, “proteggere” e difendere i diritti e la dignità dei giovani ospiti costruendo ogni giorno un rapporto solidale e di fiducia, “promuovere” la realizzazione come persone in tutte le dimensioni (sociale, lavorativa, affettiva) e “integrare” offrendo loro l’opportunità di inserirsi nel tessuto sociale e raggiungere l’autonomia.