Questa mattina all’aeroporto di Fiumicino è stato accolto il primo gruppo di 51 rifugiati destinatari di borse di studio grazie alla quinta edizione del progetto Unicore – University Corridors for Refugees. Lo fa sapere con un comunicato l’Unhcr ricordando che giunto alla sua quinta edizione, il progetto Unicore University Corridors for Refugees ha assicurato 51 borse di studio a rifugiati residenti in Kenya, Nigeria, Sudafrica, Uganda, Zambia e Zimbabwe. Attraverso il progetto, gli studenti, 11 donne e 40 uomini, hanno avuto l’opportunità di arrivare in Italia in maniera regolare e sicura per frequentare programmi di laurea magistrale della durata di 2 anni presso 32 atenei italiani. Le borse di studio sono state assegnate con un processo di selezione degli atenei stessi sulla base del merito accademico e della motivazione in seguito ad un bando pubblicato ad aprile 2023. Il programma University Corridors for Refugees è coordinato da Unhcr, Agenzia Onu per i Rifugiati, e coinvolge 41 atenei che hanno offerto oltre 200 borse di studio a studenti rifugiati negli ultimi cinque anni. Il progetto è reso possibile grazie alla collaborazione con partner quali il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Caritas Italiana, Diaconia Valdese, il Centro Astalli, Fondazione Finanza Etica, Gandhi Charity, ed un’ampia rete di partner locali che forniranno agli studenti il supporto necessario per completare gli studi e favorire la loro integrazione nella vita universitaria. “L’arrivo oggi di questi studenti rifugiati che hanno avuto la possibilità di viaggiare in sicurezza e dignità è l’espressione concreta di un’alternativa ai pericolosi viaggi nelle mani dei trafficanti”, ha dichiarato Chiara Cardoletti, Rappresentante Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “La crescita del progetto UNICORE, grazie al sostegno convinto delle università italiane, dimostra che l’ampliamento dei canali sicuri e regolari è possibile e deve essere prioritario”. Il 76% dei rifugiati nel mondo vive in paesi in via di sviluppo dove troppo spesso le opportunità per ricostruire il proprio futuro in dignità sono assenti. Per quanto riguarda l’accesso all’istruzione, infatti, i dati globali rimangono drammatici: solo il 6% dei rifugiati ha accesso all’istruzione terziaria contro il 38% della popolazione non rifugiata.