“Carlo, come Francesco, seppur in modo differente, si è spogliato di sé e si è riempito di Gesù. Francesco e Carlo insieme stanno facendo un grande lavoro, sono una squadra davvero eccezionale, per riportare tanti, specialmente i giovani, a Gesù”. Questo uno dei passaggi dell’omelia del vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno, mons. Domenico Sorrentino, pronunciata durante la messa in occasione della memoria liturgica del beato Carlo Acutis, celebrata oggi pomeriggio ad Assisi nella chiesa di Santa Maria Maggiore-santuario della Spogliazione.
Si è chiusa così una partecipata quattro giorni che ha visto circa 8mila presenze, con visitatori da tutto il mondo, in particolare americani, tedeschi, indiani, moltissimi italiani che sono venuti proprio per pregare sulla tomba del giovane Beato, sepolto all’interno della chiesa. “La spogliazione – ha detto ancora il presule – non implica il rigetto delle cose belle che sono dono di Dio, ma il loro uso secondo il cuore di Dio. Significa portare tutte le cose all’offerta eucaristica: il pane e il vino che portiamo all’altare e diventano corpo e sangue del Signore rappresentano, in qualche modo, tutto il nostro mondo, anche quello materiale. Diventano l’Amen di Gesù nel quale si raccoglie tutto il nostro Amen. Carlo, con la sua semplicità di vita, con il suo modo di usare le cose, è un cantore di bellezza. Il suo Cantico fu la sua stessa vita. Cantò la bontà di Dio nella bellezza del mondo. E in questo modo – ha continuato – si spogliò di quella tendenza che tutti abbiamo, la tendenza a mettere il nostro io come misura di tutte le cose e al centro di tutte le cose, dimenticando che esse sono un dono, da accogliere con gratitudine e condividere con amore”.