“La cultura della sopraffazione e dell’aggressione porta a guardare al prossimo come ad un nemico da combattere piuttosto che ad un fratello da accogliere ed abbracciare”. A lanciare il grido d’allarme è stato il Papa, che ha concludo il suo tradizionale discorso di inizio d’anno al Corpo diplomatico affrontando il tema della libertà. “Desta preoccupazione l’affievolirsi, in molte parti del mondo, della democrazia e della possibilità di libertà che essa consente, pur con tutti i limiti di un sistema umano”, la denuncia di Francesco: “Ne fanno tante volte le spese le donne o le minoranze etniche, nonché gli equilibri di intere società in cui il disagio sfocia in tensioni sociali e persino in scontri armati”. “In molte aree, un segno di affievolimento della democrazia è dato dalle crescenti polarizzazioni politiche e sociali, che non aiutano a risolvere i problemi urgenti dei cittadini”, ha osservato Francesco menzionando le “varie crisi politiche in diversi Paesi del continente americano, con il loro carico di tensioni e forme di violenza che acuiscono i conflitti sociali”. “Penso specialmente a quanto accaduto recentemente in Perù e alla preoccupante situazione ad Haiti, dove si stanno finalmente compiendo alcuni passi per affrontare la crisi politica in atto da tempo”, ha aggiunto. “Occorre sempre superare le logiche di parte e adoperarsi per l’edificazione del bene comune”, l’auspicio, prima del riferimento al Libano, “dove si è ancora in attesa dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e auspico che tutti gli attori politici si impegnino per consentire al Paese di riprendersi dalla drammatica situazione economica e sociale in cui versa”.