“Amsterdam ha sempre suscitato stupore e meraviglia. Nel 1883, l’italiano Lorenzo Delleani fece un giro nell’Europa del Nord. Era uno dei più influenti pittori della ‘sprezzatura’, la scuola dello slancio. Studiava la nonchalance e la ‘disinvoltura’ degli antichi maestri olandesi. Dopo tale viaggio, il quadro che gli ha dato la più grande notorietà fu ‘Amsterdam’, tela a olio, nel formato di una grande fotografia (conservato oggi nel Museo dell’Arte di Torino)”. Lo scrive Daan Bronkhorst, scrittore e musicista olandese, nel presentare la mostra di fotografie dedicate alla capitale dei Paesi Bassi, realizzata da padre Alessandro Donati, della comunità dei Carmelitani di Bruxelles. La location dell’esposizione è la “Galerie S.te Thérèse d’Avila”, accanto alla chiesa retta dai religiosi lungo una delle vie principali di Bruxelles, la Toison d’Or. Si tratta della quarta tappa di un itinerario avente per protagoniste le città d’Europa. Nel 2011 “Roma” (“Ortus et Occasus”); nel 2018 “Bruxelles” (“When Brussels and Autumn”); nel 2019 “Venezia” (“Serenissima”). Dopo l’arresto dovuto alla pandemia ecco, nel 2023, “Amsterdam”.
“Così come Delleani, Alessandro Donati è italiano”, osserva Bronkhorst; “è un padre, che abita nel convento dei Carmelitani scalzi di Bruxelles. Come Delleani, riesce a imprimere sulle sue foto la grazia e la vita della città. E come il suo predecessore, lo fa una nonchalance calibrata e rigorosa. Però ciò che ai miei occhi rende la sua opera così singolare, consiste nel suo aver saputo dare espressione a quello stupore e a quei sentimenti che io stesso ho avvertito quando, da bambino, ho visto e incontrato Amsterdam per la prima volta”. Lo scrittore aggiunge: “Sulle fotografie ci sono poche persone e quando ci sono, sembrano inerti. I colori non sono naturali. Hanno però preso il colore di un antico ricordo personale. Il tempo sulle fotografie si è pressoché fermato. Il riflesso di un movimento nell’acqua o nelle nuvole, sono la sola traccia che il tempo continua a scorrere… È l’amore per Amsterdam che ha inspirato il fotografo? Io lo penso”.