“Il Vangelo della solennità dell’Epifania domanda a ciascuno di noi: tu, da che parte stai? Dalla parte di Erode, chiuso al mistero perché teme di perdere il terreno sotto i piedi se gli viene tolto il potere, o dalla parte dei Magi, di questi sapienti provenienti dal lontano Oriente, aperti al mistero, che si mettono alla ricerca del Signore? Solo se ci mettiamo alla ricerca del Signore, siamo capaci di seguire vie che non immaginavamo; solo se siamo aperti al mistero, come i Magi, troveremo il Signore”. Sono queste le parole di mons. Serafino Parisi, vescovo di Lamezia Terme, nell’omelia della messa per l’Epifania del Signore, celebrata ieri in cattedrale. “Mentre noi, come i Magi, siamo invitati a metterci alla ricerca di Gesù per arrivare e godere della rivelazione del suo mistero di amore e di salvezza, Erode si sente spiazzato, teme di perdere il potere”, prosegue il presule sottolineando come anche oggi questo rischio viene corso da chi riesce a vivere solo ricoprendo un ruolo: “La regalità di Cristo è la regalità che si esercita come servizio, che non prende la vita degli altri ma dona la propria vita”. I doni dei Magi stanno a simboleggiare la regalità, la divinità e la morte, già dalla festa che rappresenta Dio fatto uomo che in Cristo e nel Vangelo chiama tutti ad essere e vivere da figli di Dio. “Nel Bambino che nasce, che morirà e risorgerà, tutta l’umanità scopre di essere amata da sempre da Dio e che l’unica forza che può trasformare l’umanità è quella dell’amore”, aggiunge mons. Parisi che invita tutti a seguire l’invito dell’Epifania che chiama tutti a mettere da parte i proprio progetti e seguire la stella. “Nel Bambino di Betlemme – spiega – si rivela il piano di salvezza di Dio che vuole abbracciare tutta l’umanità. Un’umanità di figli, di eredi. Non sei più schiavo di te stesso, dei tuoi calcoli, ma sei figlio. E, se sei figlio, ti puoi fidare totalmente di questo Padre che in Gesù Cristo ti ha detto: io ti amo per sempre. Proviamo ad esercitare questa forma di forza: quella che si rivela nella debolezza del Bambino di Betlemme. Proviamoci! Sarà una storia nuova, saranno anni nuovi”.