“L’inquietudine di chi si interroga” è quella che vivono i Magi, che “abitati da una struggente nostalgia di infinito” scrutano “il cielo e si lasciano stupire dal fulgore di una stella, rappresentando così la tensione al trascendente che anima il cammino delle civiltà e l’incessante ricerca del nostro cuore”. Lo ha detto il Papa nell’omelia della messa per la Solennità dell’Epifania del Signore nella Basilica di San Pietro. “Il cammino della fede inizia quando, con la grazia di Dio, facciamo spazio all’inquietudine che ci tiene desti; quando ci lasciamo interrogare, quando non ci accontentiamo della tranquillità delle nostre abitudini – ha proseguito -, ma ci mettiamo in gioco nelle sfide di ogni giorno; quando smettiamo di conservarci in uno spazio neutrale e decidiamo di abitare gli spazi scomodi della vita, fatti di relazioni con gli altri, di sorprese, di imprevisti, di progetti da portare avanti, di sogni da realizzare, di paure da affrontare, di sofferenze che scavano nella carne”. Ogni giorno, ha aggiunto Francesco, il clima che respiriamo offre dei “tranquillanti dell’anima”, dei “surrogati per sedare la nostra inquietudine e spegnere queste domande: dai prodotti del consumismo alle seduzioni del piacere, dai dibattiti spettacolarizzati fino all’idolatria del benessere; tutto sembra dirci: non pensare troppo, lascia fare, goditi la vita!”. Per il Papa, “spesso cerchiamo di sistemare il cuore nella cassaforte della comodità, ma se i Magi avessero fatto così non avrebbero mai incontrato il Signore. Dio, invece, abita le nostre domande inquiete”.