“Guardarsi allo specchio da soli non sempre aiuta, perché uno può camuffare l’immagine. Invece, guardare allo specchio con l’aiuto di un altro è importante, perché l’altro ti dice la verità, e così ti aiuta”. Con queste parole a braccio il Papa ha introdotto l’ultima catechesi sul discernimento, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata all’accompagnamento spirituale, “importante anzitutto per la conoscenza di sé, che abbiamo visto essere una condizione indispensabile per il discernimento”. “È importante farsi conoscere, senza timore di condividere gli aspetti più fragili, dove ci scopriamo più sensibili, deboli o timorosi di essere giudicati”, l’invito di Francesco: “Farsi conoscere, manifestare sè stesso a una persona che ci accompagna nel cammino della vita”. “La fragilità è, in realtà, la nostra vera ricchezza – noi siamo ricchi in fragilità, tutti – che dobbiamo imparare a rispettare e ad accogliere, perché, quando viene offerta a Dio, ci rende capaci di tenerezza, di misericordia, di amore”, la tesi del Papa. “Guai alle persone che non si sentono fragili: sono dure, dittatoriali”, il monito a braccio di Francesco: “invece le persone che con umiltà riconoscono le fragilità sono più misericordiose con gli altri”. “La fragilità ci rende umani”, ha sintetizzato il Papa: “Non a caso, la prima delle tre tentazioni di Gesù nel deserto – quella legata alla fame – cerca di rubarci la fragilità, presentandocela come un male di cui sbarazzarsi, un impedimento a essere come Dio. E invece è il nostro tesoro più prezioso: infatti Dio, per renderci simili a lui, ha voluto condividere fino in fondo proprio la nostra fragilità. Dio ha condiviso fino in fondo la nostra fragilità: guardiamo il presepe”.