“Il più grande insegnamento è che la fede scritta, la fede pronunciata e annunciata non è soltanto qualcosa che lui ha detto e predicato, ma che ha vissuto. Cioè, l’esempio per me è che la fede imparata, insegnata e annunciata è diventata la fede vissuta. E questo per me – anche in questo momento in cui soffro, non da solo – è un grande sollievo spirituale”. Così mons. Georg Gänswein, segretario particolare del Papa emerito, ha riassunto la sua eredità personale di Benedetto XVI. “Era un uomo profondamente convinto che nell’amore del Signore non si sbaglia mai, anche se umanamente si fanno tanti errori”, rivela in un colloquio con i media vaticani, presso la sede di Radio Vaticana: “E questa convinzione gli ha dato la pace e – si può dire – questa umiltà e anche questa chiarezza. Diceva sempre: ‘La fede dev’essere una fede semplice, non semplicistica, ma semplice. Perché tutte le grandi teorie, tutte le grandi teologie si basano sul fondamento della fede. E questo è e rimane l’unico nutrimento per se stessi e anche per altri’”.