Non credere alle spiegazioni che Benedetto XVI ha dato per la sua rinuncia al pontificato, dell’11 febbraio 2013, “è proprio un affronto contro di lui”. Ne è convinto mons. Georg Gäenswein, segretario particolare del Papa emerito, che a colloquio con i media vaticani, nella sede di Radio Vaticana, ribadisce: “La nuda verità è questa: non aveva più la forza di guidare la Chiesa, come ha detto in latino quel giorno. Io ho chiesto: ‘Santo Padre, perché in latino?’. Ha risposto: ‘Questa è la lingua della Chiesa’. Chi crede di trovare o di dover trovare qualche altro motivo, sbaglia. Il vero motivo l’ha comunicato lui. Amen”. “Il Papa è il primo testimone del Vangelo, anzi, del Signore”, ricorda padre Georg: “E lì abbiamo visto che le sue parole, le parole del Successore di Pietro, non sono state accettate. Ma questo ci dice che la guida della Chiesa non si fa soltanto comandando, decidendo ma anche soffrendo, e questa parte della sofferenza non era poca. Quando è diventato emerito, certamente tutta la responsabilità e tutto il pontificato erano finiti per lui”. A proposito dei quasi dieci anni vissuti dopo la rinuncia, il Papa emerito – ha riferito il suo segretario – aveva commentato: “Sono il primo che si meraviglia che il Signore mi abbia dato più tempo. Io pensavo un annetto al massimo, e me ne ha dati 10! E 95 è una bella età, ma anche gli anni e la vecchiaia hanno il loro peso, anche per un Papa emerito”. Diceva ancora: “L’ho accettato e ho cercato di fare ciò che avevo promesso: pregare, essere presente e anzitutto accompagnare il mio successore con la preghiera”. “Una volta – ha raccontato inoltre l’arcivescovo – ho detto scherzando, in modo non molto elegante: ‘Santo Padre lei ha fatto i conti senza l’oste’… Lui ha replicato: ‘Io non ho fatto nessun conto: ho accettato ciò che mi ha dato il Signore. Mi ha dato questo, devo ringraziarLo. Questa è la mia convinzione. Altri possono avere altre idee, teorie o convinzioni, ma questa è la mia”.