“Tormentata dalla guerra, la Repubblica Democratica del Congo continua a patire entro i suoi confini conflitti e migrazioni forzate, e a soffrire terribili forme di sfruttamento, indegne dell’uomo e del creato”. È la prima denuncia contenuta nel primo discorso del Papa in Africa, nel Palais de la Nation. “Sono felice di essere qui, in questa terra così bella, vasta e rigogliosa, che abbraccia a nord la foresta equatoriale, al centro e verso sud altipiani e savane alberate, a est colline, montagne, vulcani e laghi, a ovest altre grandi acque, con il fiume Congo che incontra l’oceano”, ha esordito Francesco: “Nel vostro Paese, che è come un continente nel grande Continente africano, sembra che la terra intera respiri. Ma se la geografia di questo polmone verde è tanto ricca e variegata, la storia non è stata altrettanto generosa”. “Questo Paese immenso e pieno di vita, questo diaframma d’Africa, colpito dalla violenza come da un pugno nello stomaco, sembra da tempo senza respiro”, il grido d’allarme del Papa, che a braccio ha denunciato “questo genocidio dimenticato che sta soffrendo la Repubblica del Congo”. ”E mentre voi congolesi lottate per custodire la vostra dignità e la vostra integrità territoriale contro deprecabili tentativi di frammentare il Paese, io vengo a voi, nel nome di Gesù, come pellegrino di riconciliazione e di pace. Ho tanto desiderato essere qui e finalmente giungo a portarvi la vicinanza, l’affetto e la consolazione di tutta la Chiesa cattolica”. “Ed imparare dal vostro esempio di pazienza, di coraggio e di lotta”, ha aggiunto a braccio.