Dopo l’annullamento dello scorso anno a causa della pandemia, è tornata ieri la messa per la Festa delle Beatitudini, celebrata dal patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, nel santuario posto sull’omonimo monte, a ridosso del lago di Tiberiade. Molti i fedeli presenti provenienti da tutta la regione della Galilea. Tra loro c’era in particolare l’ambasciatore d’Italia in Israele, Sergio Barbanti, e molti seminaristi e sacerdoti del seminario Domus Galilaeae “Redemptoris Mater”, alcuni dei quali hanno animato i canti della celebrazione. Durante l’omelia, il patriarca ha sottolineato come, con i soli occhi umani, non si possa comprendere il passo del Vangelo noto come le Beatitudini (Mt 5,3-12). “Solo attraverso e con Gesù possiamo comprendere veramente le Beatitudini”, ha detto. Riferendosi all’inizio di ogni versetto, che si apre con Beati…, ha aggiunto: “Come esseri umani, soprattutto ora, e soprattutto qui in Terra Santa, questo passaggio ci sembra molto lontano. Oggi è più facile per noi maledire che benedire! Eppure le Beatitudini non sono solo un brano che parla dei miti e di coloro che porgono l’altra guancia, ma di persone la cui realtà è incentrata sugli altri invece che su sé stessi. Perciò preghiamo affinché lo Spirito Santo cambi i nostri cuori per essere cristiani veri e vivi qui in Terra Santa e per diventare benedizione per tutti coloro che incontriamo nella nostra vita”. Celebrata ogni anno l’ultima domenica di gennaio e nata da un’iniziativa delle Chiese di Terra Santa per avvicinare le persone ai Luoghi Santi, la messa è stata concelebrata da mons. Rafic Nahra, vicario patriarcale per Israele, mons. Moussa El-Hage, arcivescovo maronita di Haifa e Terra Santa ed esarca patriarcale di Gerusalemme, Palestina e Giordania, nonché da padre Maksymilian Nawara, abate presidente della congregazione benedettina dell’Annunciazione, e mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vescovo emerito.