Gli aiuti ai migranti e ai rifugiati nonché il sostegno agli ucraini rimasti nel proprio Paese sono stati fra i temi principali dibattuti nel corso del recente incontro della Commissione per la carità dei vescovi polacchi. I migranti e i rifugiati che necessitano aiuto e sostegno arrivano sul territorio polacco oltre che dall’Ucraina in guerra anche dalla Bielorussia. Il comandante delle guardie di frontiera della regione di Podlachia, generale Andrzej Jakubaszek, parlando della situazione alla frontiera bielorussa ha sottolineato che i tentativi di travalicare il confine al più spesso vengono intrapresi da giovani uomini provenienti nella maggioranza dall’Afghanistan, dalla Siria, dall’Iraq e dallo Yemen, ma sempre più spesso anche dalla stessa Bielorussia. Le persone alle quali le guardie di frontiera non riescono a impedire l’accesso sul territorio polacco vengono indirizzate verso 6 centri dove ci sono in tutto 1.152 posti per famiglie, sole donne, soli uomini e bambini non accompagnati. Solo il 4 per cento di coloro che hanno attraversato la frontiera bielorussa chiede asilo in Polonia, mentre gli altri sono diretti verso Paesi occidentali dell’Ue. Grazie al sostegno della Caritas polacca, ai migranti vengono assicurati aiuti materiali nonché sostegno psicologico, ha affermato Grzegorz Kowalczuk della Caritas, sottolineando l’efficacia del lavoro svolto nonostante difficoltà causate dall’attuale contesto sociopolitico.
Per fornire sostegno ai profughi ucraini, in Polonia sono stati creati 32 centri Caritas che offrono loro un’ampia gamma di servizi adeguati alle particolari necessità. In più sono stati attivati dei programmi di sostegno da parte delle famiglie polacche alle famiglie nel Paese in guerra. Nel 2022 il programma “famiglia per famiglia” è stato destinato a oltre 600 nuclei della diocesi di Kiev e Zytomyr. Nel 2023 la Caritas polacca prevede di allargare gli aiuti a più di 500 famiglie della diocesi di Charkiv-Zaporizja. Da parte dell’organizzazione polacca, inoltre, è iniziata la realizzazione, sul territorio ucraino, di una rete di “centri della speranza” dove le persone colpite dalla guerra, durante i bombardamenti, possono trovare un pasto caldo, un ambiente accogliente e l’accesso alla corrente elettrica.