Un “governo magisteriale”. Così padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, definisce quello del Papa emerito, in un articolo pubblicato sull’ultimo numero di “La Civiltà cattolica” , in uscita il 7 gennaio, in sua memoria. “Rendere Dio presente in questo mondo e aprire agli uomini l’accesso a Dio”, la priorità del pontificato del Papa tedesco, come lui stesso ha spiegato in una lettera ai vescovi. “Non a un qualsiasi dio, ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo nell’amore spinto fino alla fine, in Gesù Cristo crocifisso e risorto”. “A questa priorità, coerente con tutta la sua vita precedente, papa Benedetto si dedica con impegno totale e con un suo stile di governo che verrà caratterizzato acutamente come governo magisteriale”, commenta Lombardi. “Provengo dalla teologia – la spiegazione di Benedetto XVI – e sapevo che la mia forza, se ne ho una, è annunciare la fede in forma positiva. Per questo volevo soprattutto insegnare partendo dalla pienezza della Sacra Scrittura e della Tradizione”. E allo stesso tempo: “Bisogna rinnovare, e io ho cercato di portare avanti la Chiesa sulla base di un’interpretazione moderna della fede”. E’ in questa linea, osserva Lombardi, che si inserisce la scelta dei temi e lo sviluppo delle sue encicliche, oltre che la grande opera su Gesù in tre volumi, a cui Ratzinger aveva cominciato a lavorare nel 2003 e alla quale, da papa, dedica tutti i momenti “liberi” dagli impegni di governo. “Per me è stato quel che si dice un attingere costantemente acqua dal profondo delle fonti”, dichiara al suo biografo Peter Seewald a proposito dell’opera che ha accompagnato tutto il suo pontificato e che si è rivelato un successo editoriale senza precedenti, tradotto in quasi tutte le lingue del mondo.