“Ho insegnato anni la morale sociale della Chiesa cattolica che non parla più di guerra giusta ma di costruzione della pace nel mondo. Ma quando ho visto le fosse comuni e ho visto i cadaveri di donne e di giovani, ho ripensato a tutta la dottrina della Chiesa cattolica che ho insegnato per anni. Mi sono chiesto: come possiamo fare per fermare l’aggressore? Come possiamo proteggere la vita? Devo dire che questa domanda ancora oggi rimane aperta. Se voi sapete come fermare i carri armati russi senza usare le armi, vi saremmo grati”. Lo ha confidato questa mattina Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, ai giornalisti che gli chiedevano cosa pensasse dell’invio delle armi all’Ucraina. “La guerra – ha detto l’arcivescovo maggiore – è sempre una sconfitta dell’umanità. La guerra è sempre un orrore e deve essere condannata”. Ma L’Ucraina oggi si ritrova “costretta” ad auto-difendersi. Questa autodifesa – ha aggiunto il capo dei greco-cattolici ucraini – “deve essere proporzionale nell’uso delle armi. Non essendo un esperto militare, non posso giudicare se l’invio di queste armi lo sia o no. Ma devo dire che noi ci aspettiamo che il mondo ci aiuti a difenderci”. Shevchuk ha parlato nel corso di una conferenza stampa che si è svolta questa mattina a Roma al termine della visita ufficiale che dal 24 al 26 gennaio il Consiglio Panucraino delle Chiese e delle Organizzazioni religiose, ha fatto in Vaticano. Shevchuk ricorda che anche il Consiglio panucraino aveva fatto appello al mondo perché aiutasse l’Ucraina a “difendere il nostro cielo e abbattere i missili russi”. “Un astratto moralista – ha osservato l’arcivescovo – può chiedersi come mai” un Consiglio di Chiese chiede “armi per abbattere missili”. Ma Sua Beatitudine ha invitato a guardare cosa accade quando un missile “cade in una città, come è successo la scorsa settimana a Dnipro, causando 45 morti e un centinaio di feriti”.