“Non può esistere una pace giusta senza giustizia”. Lo ha detto questa mattina Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, rispondendo ai giornalisti che in una conferenza stampa a Roma gli chiedevano cosa si deve intendere per “pace giusta”. L’arcivescovo maggiore dei greco-cattolici ucraini ha ricordato che la questione è stata al centro di un incontro che il Consiglio Panucraino delle Chiese e delle Organizzazioni religiose in visita ufficiale dal 24 al 26 gennaio in Vaticano ha avuto con il cardinale Segretario di Stato Parolin. Shevchuk ha ricordato a questo proposito le “condizioni di pace” secondo la formula proposta dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La prima è “la liberazione del territorio ucraino, entro i confini riconosciuti dal diritto internazionale. Non si tratta – ha spiegato – di una rivendicazione di territorio ma di persone”. I leader delle Chiese cristiane hanno raccontato nel loro incontro con Papa Francesco della vita “nelle zone occupate” dai russi. “Centinaia di bambini – dice Shevchuk – sono stati rubati ai loro genitori. La gente è stata buttata fuori dalle loro case. Gli ospedali saccheggiati. Due nostri sacerdoti sono stati arrestati e da tre mesi subiscono torture ogni giorno. Liberare queste persone è un’altra condizione per una pace giusta”. C’è poi la questione della “ricostruzione” di ciò che è stato distrutto: “chi pagherà?”. Le perdite economiche così come il numero di sfollati interni e profughi, “tutto questo deve finire ma qualcuno – dice Shevchuk – deve pagare e ricostruire”. Infine occorre “fare giustizia”. “Siamo contenti – racconta l’arcivescovo – che in questi giorni si sia parlato di un Tribunale internazionale per giudicare i crimini di guerra commessi dai russi in Ucraina. Non è una questione di vendetta ma di verità e giustizia”. Sulla questione è intervenuto anche Valerii Antoniuk, Capo dell’Unione Panucraina delle Chiese dei Cristiani Evangelici Battisti, che ha parlato della “ideologia del mondo russo” e del “progetto imperiale” che sta conducendo la Russia. “Noi – ha detto il pastore – siamo testimoni di tante atrocità compiute dai soldati russi nei territori occupati. Sono stati perseguitati sacerdoti e sono state distrutte chiese, sinagoghe, case di preghiera, moschee. Se non si può sottomettere, si distrugge. E’ un genocidio che sta avvenendo nel 21° secolo in Europa”. Il pastore battista ha poi messo in guardia dalla ideologia del “mondo russo” portata avanti anche come difesa dei valori cristiani nel tentativo di allargare il solco tra chi è rimasto fedele e chi invece “ha tradito il messaggio cristiano”. E’ una ideologia “molto pericolosa – ha detto – che esige un grande lavoro e una grande voce di verità”.