La peregrinatio della reliquia di Rosario Livatino “riporta alla mente dei più le grandi virtù” del giudice beato, “straordinario testimone del Novecento, il quale ha donato la vita per promuovere, ad ogni livello ed in ogni contesto, la legalità. Soprattutto i giuristi cattolici non possono dimenticare che l’illuminato e perseverante ‘ragazzino’ ha saputo congiungere fede e diritto, afflato evangelico e passione per una legge che, innanzitutto, è promozione del bene comune e dei principi che fondano il patto sociale”. Lo ha scritto Anna Lasso, presidente dell’Ugci di Corigliano-Rossano, in una riflessione sul sacrificio della magistratura.
Dopo aver osservato che “la soddisfazione per l’arresto di Matteo Messina Denaro” è stata “temperata dall’aria di sospetto che si respira in queste giornate” perché qualcuno ritiene che “gli sforzi dell’Arma e della magistratura, forse, non sono stati adeguati e ben indirizzati” visto è rimasto latitante per decenni, Lasso afferma che “l’Ugci del territorio, attenta ai valori sottesi all’esercizio delle professioni legali, si ferma a riflettere, ad ascoltare il messaggio di rinnovamento che solo da percorsi esistenziali come quelli dei magistrati-martiri può arrivare”. “Il ricordo del martirio di Rosario Livatino – prosegue – diventa opportunità per rimeditare il senso della magistratura, in una terra come la nostra, in cui la lotta alle mafie è sfida infaticabile, senza soluzione di continuità”. “Ogni giorno, la magistratura è responsabilità e decisione”, osserva Lasso, evidenziando che “essere consapevoli del sacrificio e della responsabilità del decidere è lezione di umiltà, quella che deve connotare il mondo delle professioni legali, in seno al quale il segreto della giustizia – come avvertiva Piero Calamandrei – sta in una sempre maggior umanità e in una sempre più stretta vicinanza emotiva e valoriale tra avvocati e giudici, nella costante lotta contro il dolore della gente”.