Sono nove i morti palestinesi, tra cui una donna anziana, e oltre venti i feriti, in un raid che l’esercito israeliano ha condotto oggi nel campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale. Un’operazione antiterrorismo, l’ha definita Israele, contro una cellula della Jihad islamica (Pij). Secondo la ricostruzione israeliana “i ricercati, per evitare l’arresto, hanno aperto il fuoco rimanendo uccisi”. Secondo l’Autorità nazionale palestinese, invece, i soldati israeliani hanno fatto fuoco sui giovani che cercavano di impedire ai soldati di entrare nel campo e staccato l’energia elettrica della cittadina, fatto fuoco su un’ambulanza e impedito l’accesso al campo al personale parasanitario. Il ministero della Salute di Ramallah ha accusato Israele di aver anche sparato gas lacrimogeni nel reparto pediatrico di un ospedale della città. Fatto, questo, negato dall’esercito israeliano: “Nessun gas lacrimogeno è stato sparato di proposito contro l’ospedale”, hanno riferito le fonti militari precisando tuttavia che il raid “è avvenuto non lontano dall’ospedale ed è possibile che gas lacrimogeno sia entrato attraverso una finestra aperta”. L’inviato dell’Onu per il Medio Oriente, Tor Wennesland, si è detto “profondamente allarmato e rattristato dal continuo ciclo di violenza nella Cisgiordania occupata. La morte odierna di nove palestinesi, inclusi militanti e una donna, durante un’operazione di arresto israeliana a Jenin è un altro esempio lampante”. Il rappresentante internazionale ha esortato “le autorità israeliane e palestinesi a ridurre le tensioni, ristabilire la calma ed evitare ulteriore conflitto”. Parla di “sterminio” l’ambasciatrice di Palestina in Italia, Abeer Odeh. In una nota la diplomatica palestinese chiede “al governo, alle forze politiche, alla società civile e agli organi d’informazione dell’Italia, Paese amico, di condannare questa violenza e di agire immediatamente per proteggere il nostro popolo e interrompere lo sterminio” che avviene, ha denunciato, nel “silenzio” della comunità internazionale. “L’indifferenza del mondo – si legge nel testo – incoraggia Israele a fare stragi davanti agli occhi di tutti perché sono occhi che non vogliono vedere”. Nella nota Odeh annuncia che il governo della Palestina ha richiesto “un incontro urgente con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Comitato Internazionale della Croce Rossa, con l’obiettivo di porre fine all’aggressione israeliana, salvare le vite dei palestinesi e prevenire ulteriori spargimenti di sangue, sollecitando al contempo le organizzazioni per i diritti umani e l’intera comunità internazionale a intervenire con urgenza per mettere freno a queste pratiche dell’esercito israeliano”. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha dichiarato tre giorni di lutto per rendere onore alle vittime mentre il partito di Fatah ha proclamato uno sciopero generale in Cisgiordania e a Gerusalemme est esortando i palestinesi ad aumentare il confronto con le forze israeliane ai posti di blocco. Puntuale è arrivata la reazione di Hamas, riportata dai media: Israele “pagherà il prezzo per il massacro di Jenin” ha dichiarato il numero due di Hamas, e responsabile per l’organizzazione in Cisgiordania, Saleh al-Arouri aggiungendo, che “la nostra resistenza non si spezzerà e la risposta arriverà presto”. A fargli eco il portavoce della Jihad islamica palestinese Tariq Salmi: “la resistenza è ovunque, pronta e volenterosa per il prossimo confronto”. Intanto il Dipartimento di Stato americano ha annunciato che il segretario di Stato, Antony Blinken, si recherà dal 29 al 31 gennaio in Israele, Cisgiordania ed Egitto. Blinken incontrerà Benjamin Netanyahu e il leader palestinese Abu Mazen. Sarà l’occasione per “chiedere la fine delle che hanno causato troppe vittime innocenti”, ha riferito un portavoce del Dipartimento.