Giorno della Memoria: mons. Trasarti (Fano), “piccoli e grandi segnali di intolleranza dovrebbero metterci in allerta, vigilare perché nulla come la Shoah si ripeta”

“Il presente è una ragazza che viene insultata e beffeggiata. È un bambino bullizzato di 10 anni che si toglie la vita. Forse perché gay, forse perché obeso, forse perché solo introverso. È una barca improvvisata di migranti che scappano dalla guerra e muoiono in mare, o subiscono il nostro odio, se sopravvivono. È il pregiudizio costante. Sono gli occhi puntati su chi è diverso da noi. Piccoli e grandi segnali di intolleranza che dovrebbero metterci in allerta, convincerci che sia arrivato il momento di recuperare la nostra memoria perduta, riavvolgere i nodi della storia e tornare a raccontarla ai nostri figli. Dobbiamo gridare un no a ideologie e regimi che considerano alcuni esseri umani inferiori”. Lo ha scritto mons. Armando Trasarti, vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, in una riflessione diffusa in occasione della Giornata della Memoria che si celebra domani.
Un ricorrenza che – ammonisce il presule – “non è una mobilitazione collettiva per una solidarietà ormai inutile. È piuttosto un atto di riconoscimento di questa storia; come se tutti, quest’oggi, ci affacciassimo ai cancelli di Auschwitz a riconoscervi il male che è stato (la ‘metropoli della morte’!). Shoah = “catastrofe” è stato deciso sulla base del fatto che il popolo ebraico non merita di vivere”. “Il giorno della Memoria non vuole misconoscere gli altri genocidi di cui l’umanità è stata capace, né sostenere un’assai poco ambita ‘superiorità’ del dolore ebraico”, osserva il vescovo, aggiungendo che “non è infatti un omaggio alle vittime, ma una presa di coscienza collettiva del fatto che l’uomo è stato capace di questo. Non è soltanto la pietà per i morti a animarlo, ma la consapevolezza di ciò che è accaduto. Che non deve più accadere, ma che in un passato ancora molto vicino a noi, nella civile e illuminata Europa, milioni di persone hanno permesso che accadesse”. “La Shoah – ricorda mons. Trasarti – è la testimonianza evidente che l’uomo, quando dimentica di essere creatura e vuole essere dio, annienta se stesso. Per questo è importante non dimenticare e fare in modo che questo evento non cada nell’oblio”. Per il vescovo, “nella Giornata della Memoria è importante non fermarsi solamente al passato, ma ricordare che bisogna vigilare attentamente per far sì che nulla del genere si ripeta”. Mons. Trasarti mette però in guardia da un rischio: “Molte incapacità di costruire una convivenza pacifica fra popoli, gruppi etnici o religiosi, si alimentano di memorie di mali subiti nel passato che impediscono una corretta visione del presente. Non sembra esserci spazio per una possibile pace, se prima non si risolve ciò che è avvenuto nel passato. Non si tratta di contrapporre memoria e oblio, ma di trovare modalità per integrarle”. È quello che è avvenuto in Europa dopo la seconda guerra mondiale”, rileva: “Si è costruita la possibilità di una pace tra popoli che molto avevano da rinfacciarsi, evitando di basarsi solo sulla memoria dei mali subiti”.

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