L’istituzione di un Tribunale penale internazionale per la Repubblica democratica del Congo “per rispettare la dignità della nostra umanità”: è la richiesta di Pierre Kabeza, ex sindacalista e difensore dei diritti dei bambini nel suo Paese e rifugiato in Italia, come ribadito nel Rapporto Mapping dell’Onu del 2010, nel quale vengono descritti 617 crimini commessi durante il conflitto che dura da 30 anni e che ha come scopo primario lo sfruttamento delle risorse, soprattutto minerarie. Gli esperti dell’Onu hanno consultato più di 1.500 documenti, interrogato più di 1.280 testimoni e 200 rappresentanti di Ong e concluso che “gli autori dei crimini sono i gruppi ribelli congolesi e stranieri, le forze armate congolesi, ugandesi, burundesi, angolane, ruandesi, ciadiane e dello Zimbabwe” ma “tanti autori intellettuali di questi crimini – ha precisato durante una conferenza stampa oggi a Roma in vista del viaggio del Papa dal 31 gennaio al 5 febbraio in R. D. Congo e Sud Sudan – sono diventati capi e quindi intoccabili”. Una guerra “legata al saccheggio dei minerali è un servizio alle multinazionali delle grandi potenze – ha detto – per questo i grandi del mondo hanno chiuso gli occhi. Mantenere il Congo nel caos è un vero business internazionale”. Kabeza ha ricordato che Denis Mukwege, il medico premio Nobel per la pace si sta mobilitando per la giustizia internazionale sui crimini in Congo, con il sostegno della Chiesa cattolica congolese, della Chiesa protestante e di tante associazioni e movimenti della gioventù congolesi. “In Congo e nella zona dei grandi laghi africani gli autori della violenza sono bene identificati – ha affermato – e l’impunità sta producendo quello che io posso chiamare ‘gli imprenditori autori della violenza’. Infatti la violenza diventa un mezzo legittimo per accedere al potere che sia politico, militare, sociale ed economico. Se noi vogliamo la pace ci vuole la giustizia. La soluzione nel Congo non sarà né militare, né politica perché tutti gli accordi politici sostenuti dall’Occidente hanno permesso ai criminali e ai signori delle guerre di diventare i grandi responsabili a livello alto dello Stato”.