“Per ascoltare e parlare con il cuore bisogna fermarsi, stare accanto, non sottovalutare alcuna percezione. Significa catturare in ogni linguaggio quel bisogno di vita, di amore, di pace che a volte si nasconde dietro un dire aggressivo, apatico, dispettoso e forse anche maleducato. Penso ad esempio cosa vogliano dirci i giovani attraverso la musica, i graffiti, le marce per difendere il creato, il desiderio di pace”. Lo ha affermato questa sera l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, incontrando i giornalisti in occasione della festa di san Francesco di Sales, loro patrono.
“Nei suoi messaggi annuali Papa Francesco ci sta conducendo a riscoprire quanto siano fondamentali nei rapporti umani, e quindi nella comunicazione, i nostri sensi”, ha osservato il presule, secondo cui “è importante toccare, vedere, rendersi conto personalmente, in cerca della verità che aiuta ad essere veramente liberi. Verità che ci consente di aiutare gli altri perché godano della stessa libertà”. “Quest’anno – ha proseguito – il Papa insiste sull’importanza del parlare con il cuore secondo verità nella carità, a completamento del messaggio dello scorso anno dell’ascolto con l’orecchio del cuore. Da quando sono stato ordinato sacerdote (ormai mi avvio verso i 42 anni) è cresciuta dentro di me la consapevolezza che ogni generazione ha bisogno di essere ascoltata. C’è bisogno di tempo, andando oltre i luoghi convenzionali”.
Secondo l’arcivescovo, “la crisi che stiamo vivendo risiede nella mancanza di ascolto, a partire dai luoghi intimi quali le nostre case. La famiglia ne soffre, si frantuma, si divide. Ognuno prende la sua strada, ha i suoi orari, la sua privacy”. “Si sente ma non si ascolta, per cui non si parla”, ha rilevato: “Non si ha tempo per la moglie, per il marito, per i figli, per i genitori. Le conseguenze sono note a tutti. La stessa cosa succede nella politica, a volte anche nella Chiesa. Le proprie ragioni diventano più importanti del bene di tutti”. “Ascoltare e parlare con il cuore – ha ammonito – significa rientrare in se stessi, ritornare al principio di vita. Per noi credenti implica il rapporto dialogico tra Dio e l’umanità. Umanità che da sempre viene richiamata da Dio”.
“Dall’ascolto personale, interiore, nasce il bisogno di un ascolto che si dilata, abbraccia e accoglie la verità insita negli altri con le loro ricchezze e povertà”, ha proseguito, evidenziando che “intercettare l’altro significa entrare in relazione e aprirsi all’Assoluto che è Dio. Significa parlare il linguaggio della verità e della carità”. Mons. Caiazzo ha anche sottolineato che “spesso e volentieri la denigrazione che troviamo nell’uso sconsiderato dei social nasce da pregiudizi, antipatie, sentito dire”. E rifacendosi all’insegnamento di san Francesco di Sales ha esortato ad utilizzare “meno aceto e più miele”, “meditando prima per sé quello che si vuole dire agli altri”. “Solo dall’ascolto – ha puntualizzato – può nascere un sano dialogo. E questo richiede tre virtù fondamentali: pazienza, pazienza, pazienza!”.