Armida Barelli “ci sprona a vivere un’adesione piena a Cristo e alla Chiesa restando pienamente laici, inseriti nel mondo, nella famiglia, nel lavoro, nella professione, nell’impegno civico e politico”. Il banco di prova dei laici è “contagiare gli altri con quello stesso Amore con cui per primi sono stati contagiati”. Lo ha affermato mons. Maurizio Aloise, arcivescovo di Rossano-Cariati, concludendo il convegno “La zingara del buon Dio: la storia di una donna che ha cambiato un’epoca” nel corso del quale, domenica, è stato presentato il volume curato da Ernesto Preziosi, con prefazione di Papa Francesco. Dall’arcivescovo, come riportato in una nota diffusa oggi, l’invito ad essere “presenti nel mondo non come singoli o come individui, ma come comunità. Un laicato formato, inserito in questo momento storico che richiede professionalità, competenza, testimonianza e coerenza”.
Nel corso del convegno, promosso dall’Azione Cattolica dell’arcidiocesi, Preziosi – che è vicepostulatore della causa di canonizzazione – ha spiegato che “il titolo del volume nasce da una sua risposta data alla governante la quale, vedendola tornare da un viaggio, le aveva fatto notare come gli abiti fossero in disordine”. “Armida le rispose di sentirsi ormai una zingara… Era come dire che per compiere la sua missione tra le giovani lei aveva rinunciato a tutto”.
Preziosi ha parlato della cofondatrice dell’Università Cattolica come “una tra le figure femminili più influenti del novecento, il cui influsso ha determinato un cambiamento sociale e culturale in migliaia di donne. Diversi decenni prima del Concilio Vaticano II, Armida capisce che la sua vocazione è consacrarsi a Dio restando nel mondo. Il suo carisma evangelizzatore e missionario nasce dalla consapevolezza del ruolo dei laici nell’evangelizzazione. Significativo quanto le scrisse in una delle lettere padre Agostino Gemelli, uno degli incontri fondamentali del suo percorso di vita e di santità: “il Signore faccia di lei una santa laica come erano le prime vergini martiri cristiane”. Nel tratteggiare i momenti fondamentali del cammino della Beata, Preziosi ha ricordato le sue battaglie per l’emancipazione delle donne e per il voto “un femminismo che non è ideologico, ma ha la sua radice nel Battesimo”.
Da Milano, dove su richiesta del cardinale arcivescovo Andrea Ferrari fonda la Gioventù Femminile di Azione Cattolica, su richiesta di Papa Benedetto XV poi estenderà l’organizzazione in tutta Italia dando a tante donne, anche al Sud, la spinta per organizzarsi, formarsi e impegnarsi. “Armida Barelli – ha concluso Preziosi – viene percepita dalle giovani come un faro di spiritualità, come un esempio da seguire, eppure vive la sua vita in tutta normalità negli impegni, nel lavoro in università , nelle relazioni umane. Certo dedica tempo alla preghiera, negli Esercizi fa propositi consapevole della necessità di migliorarsi, ma non coltiva certo il culto della sua persona. Per questo veniva percepita come sorella, ancorché maggiore. Un modello alto ma raggiungibile”.