Un appello al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, affinché ascolti la volontà della popolazione contraria all’installazione, in area di Manfredonia, di un deposito di Gpl. Lo rivolge, attraverso una lettera, mons. Franco Moscone, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, “in merito alla paventata possibilità di approvazione da parte del Consiglio dei ministri dell’installazione, in area di Manfredonia, di un deposito di Gpl conosciuto come ‘Energas’”.
“Il mio predecessore, l’amato e compianto mons. Michele Castoro, nel 2016 quando si era all’inizio di questa vicenda in città si schierò accanto alla popolazione nell’esprimere quel chiaro no, sostenuto da tutte le forze politiche cittadine e regionali”, ricorda mons. Moscone, precisando di aver deciso a sua volta, “alla luce anche del Magistero sociale della Chiesa, “di continuare ad essere accanto a popolazione ed Istituzioni locali per dire no”.
Dopo aver ricordato di aver sottoscritto nei giorni scorsi una lettera, condivisa tra varie associazioni, inviata al ministro della Difesa circa anche la preoccupante vicinanza del deposito con la strategica base militare di “Amendola”, l’arcivescovo si sofferma “su qualcosa a mio avviso di più importante: la volontà di una popolazione!”. Portando nel cuore le parole del profeta Isaia – “Per amore del mio popolo non tacerò e non mi darò pace” – il presule scrive: “Non posso come pastore di questa terra darmi pace sapendo che la volontà di una intera città rischia di essere calpestata. Il 13 novembre 2016, come lei saprà dalla documentazione, c’è stato un referendum, svoltosi regolarmente nel pieno rispetto delle leggi e della democrazia, a cui hanno partecipato 25.729 votanti di cui il 95,27 % (cioè 24.549 cittadini) hanno espresso un chiaro no”. Di qui l’interrogativo: “Le chiedo a cosa è servito il referendum? Può uno strumento così importante per la legge, per la nostra Repubblica, pur essendo solo consultivo, essere calpestato totalmente?”. Secondo mons. Moscone, “il parere di una popolazione, che vive fatica e combatte quotidianamente su un territorio che cerca di risollevarsi da ben altri problemi e piaghe, vada rispettato. Come vada rispettato il parere di una comunità politica locale e regionale che, ieri come oggi, da varie fazioni e parti dice e ribadisce il suo no”. Di qui un “appello” al ministro Pichetto di ascoltare “la voce di un popolo e dei suoi rappresentanti politici” e, se vuole, “anche la povera voce di un vescovo”. Ribadendo la sua “vicinanza forte e decisa accanto a popolazione e Istituzioni locali”, l’arcivescovo conclude: “Sarò pronto a scendere in piazza, a recarmi anche a Roma se necessario, per ripetere il nostro accorato no!”.