“Non sono né sorpreso, né preoccupato: il fatto che ci siano differenti opinioni nella Chiesa è normale”. Lo ha detto il card. Jean Claude-Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e relatore Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, rispondendo alle domande dei giornalisti nel corso della conferenza stampa di presentazione della Veglia ecumenica di preghiera e dell”iniziativa “Together – Raduno del Popolo di Dio”, in programma dal 29 settembre al 1° ottobre. “Viviamo in un tempo di cambiamento, un cambiamento d’epoca, come lo definisce Papa Francesco, paragonabile all’anno zero della civiltà”, ha spiegato il cardinale: “Dobbiamo vedere insieme come proclamare Cristo in questo nuovo mondo che emerge. Le divisioni sono piuttosto normali”. “Il Sinodo non è un fatto di difesa – ha precisato Hollerich – ma di mettere insieme le persone, di ascoltarci gli uni gli altri per discernere cosa Dio vuole dalla gente”. “Non sono preoccupato”, ha ripetuto il cardinale facendo riferimento al processo sinodale: “Le sintesi delle Conferenze episcopali non sono così dissimili: c’è una grande unità nella fede espressa, sono fiducioso nel portare avanti questo evento insieme. La Chiesa cattolica non può andare avanti senza guardare gli altri fratelli e sorelle delle altre confessioni cristiane: dobbiamo procedere insieme, camminare umilmente verso il Signore, confidando in Dio e nello Spirito Santo”. “Il Sinodo non è una questione di politica ecclesiale”, ha precisato Hollerich: “è una questione di preghiera, dello Spirito Santo e del popolo di Dio che cammina umilmente insieme. Non abbiamo bisogno di cattive tensioni che dividono la Chiesa, ma di buone tensioni in cammino verso l’unità. Dobbiamo avere un atteggiamento umile: e con questa umiltà guardare le altre comunità cristiane. Non è un esercizio che può essere fatto in astratto: è un’esperienza di tutti coloro che partecipano al Sinodo, nella consapevolezza che possiamo imparare gli uni dagli altri, tramite il dialogo. Identità in dialogo: il che non significa negare le differenze, ma partire dalla mutua comprensione ci unisce, in nome del comune battesimo”.