“I poveri sono un compito costante per il credente e la Chiesa”. Lo ha ricordato ieri il vescovo di Novara, mons. Franco Giulio Brambilla, in occasione della solennità del patrono San Gaudenzio.
Nel suo discorso alla città e alla diocesi, il presule ha sottolineato che “i poveri sono una realtà vera e chiedono alla Chiesa di essere ascoltati e accolti”. “Se però Gesù non ce li mostra nella giusta luce – ha osservato –, essi possono essere solo un bisogno da soddisfare, una relazione di aiuto da servire, un numero statistico da indagare, un progetto da sostenere, una micro o macrorealizzazione da promuovere”. Mons, Brambilla ha poi evidenziato che “senza leggere nei bisogni una domanda più radicale, senza ascoltare la chiamata ad un bene più grande, una cura delle povertà intesa in modo solo materiale, non apre né il singolo né la società alla ricerca di quel bene che solo riempie il cuore dell’uomo”. “Questo – ha ammonito – è l’appello che viene dai poveri e che bisogna ascoltare. Esso ci dice che il povero non ha bisogno solo di aiuto, ma di comunione, che egli non è solo un essere di bisogno, ma è una libertà che chiede relazione e prossimità. L’appello che arriva dei poveri è questo: ‘aiutate i bisognosi a liberarsi dal loro bisogno’”. “I poveri – ha proseguito – sono il libro in cui io leggo che anche la mia vita, così piena di cose e di beni, manca dell’unica cosa necessaria che è la capacità di relazione, di condivisione, di amore, di affetto, di dedizione, di vocazione”. Il vescovo si è poi soffermato su un altro aspetto: “I poveri sono un impegno ‘interminabile’ per la Chiesa e per la società”. “I poveri non possono essere un compito episodico, un’attenzione da risvegliare quando accade un’emergenza, succede una tragedia”, ha spiegato: “Se si ascolta la loro chiamata, allora i poveri, gli ultimi, sono un compito che stimola una dedizione costante, che sollecita cammini di fedeltà”.