L’immagine dell’indigeno Yanomami morto e steso su un tavolo ha fatto venire in mente a più di qualcuno l’immagine del “Cristo morto” di Holbein. È una vera “Passione” quella che sta vivendo il popolo indigeno che vive nel nord del Brasile, tanto che, di fronte a una situazione di collasso sanitario, il 20 gennaio 2023 il Governo federale brasiliano ha dichiarato l’emergenza sanitaria nel territorio Yanomami e istituito una task force per valutare la tragedia nel territorio indigeno, visitando le regioni più colpite per definire un piano d’azione e cercare di evitare ulteriori morti.
In questo contesto, i vescovi della Regione Nord della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani hanno lanciato sabato una nota di indignazione e solidarietà di fronte alla situazione della popolazione indigena. I vescovi, apprezzando la decisione del Governo, si dicono “sgomenti e profondamente indignati, stiamo vedendo le immagini dei corpi scheletrici di bambini e adulti del popolo Yanomami nello Stato di Roraima, frutto delle azioni genocide ed ecocide del precedente Governo federale, che ha liberato le terre indigene già approvate per l’attività mineraria illegale e l’estrazione del legno, che distruggono la foresta, contaminano le acque e i fiumi, generano malattie, fame e morte. Più di 570 bambini hanno già perso la vita”.
Quello Yanomami è il territorio indigeno più esteso del Brasile, con una superficie di circa 9 milioni di ettari, ed è abitata da circa 28.000 nativi, che parlano 6 lingue diverse e si dividono in più di 300 comunità e gruppi indigeni isolati.
I vescovi denunciano che le miniere illegali, con una presenza stimata di circa 20.000 minatori (i cosiddetti garimpeiros, i cercatori d’oro illegali), associate alle organizzazioni criminali, coinvolte nel traffico di droga, armi e riciclaggio di denaro. Le conseguenze sono la devastazione ambientale, la distruzione delle comunità indigene, l’aggravarsi della situazione sanitaria, con molte malattie causate anche dalla presenza dell’estrazione mineraria, una situazione che colpisce soprattutto bambini e anziani che soccombono a malattie curabili.
I vescovi hanno manifestato la loro “profonda solidarietà con il popolo Yanomami, con le famiglie che hanno perso i loro bambini e adulti, con i leader indigeni”.