L’autoeducazione è necessaria alla formazione umana e spirituale del sacerdote e del vescovo. Non ci si può accontentare degli studi fatti in seminario. La formazione continua è segno di maturità e responsabilità. È quanto ribadisce il patriarca caldeo di Baghdad, card. Louis Raphael Sako, in una nota diffusa dal Patriarcato caldeo che raccomanda un’educazione che contempli la filosofia, la teologia, la liturgia, la psicologia, l’amministrazione, l’economia, la politica, “per non essere tagliati fuori dal tempo”. Per Mar Sako, “in un’epoca di sconfinata comunicazione sociale, il sacerdote ha bisogno di un pensiero critico per capire cosa è successo nel passato e per cercare un’espressione appropriata per trasmettere il presente, deve cercare le parole appropriate oggi per fornire al destinatario la risposta appropriata e dargli l’opportunità di tornare al testo originale o alle radici corrette”. “Leggere il passato con una mente critica aperta” è, secondo il patriarca caldeo, “imparare lezioni per un futuro migliore. Il prete perde la sua identità se è fanatico o partigiano di un certo pensiero o di un certo rito”. “Non c’è vera riforma – conclude il cardinale – senza la formazione integrale del clero che permetta di svolgere nel modo migliore la missione pastorale, specialmente in questi tempi critici”.