“Andare nelle parrocchie e non dire nulla di fronte a liturgie un po’ sciatte, trascurate, mal preparate, significa non aiutare le comunità, non accompagnarle. Invece con delicatezza, con spirito di fraternità, è bene aiutare i pastori a riflettere sulla liturgia, a prepararla con i fedeli”. E’ il monito del Papa ai partecipanti al corso internazionale di formazione per responsabili diocesani delle celebrazioni liturgiche, che si conclude oggi presso il Pontificio istituto S. Anselmo sul tema: “Vivere in pienezza l’azione liturgica”, ricevuti oggi in udienza. “In questo il maestro delle celebrazioni deve usare una grande saggezza pastorale: se sta in mezzo al popolo capirà subito e saprà bene come accompagnare i confratelli, come suggerire alle comunità ciò che è adatto e realizzabile, quali sono i passi necessari per riscoprire la bellezza della liturgia e del celebrare insieme”, ha proseguito Francesco, esortando infine a “curare il silenzio”: “Specialmente prima delle celebrazioni, aiutare l’assemblea e i concelebranti a concentrarsi su ciò che si va a compiere. Spesso le sacrestie sono rumorose prima e dopo le celebrazioni, ma il silenzio apre e prepara al mistero, permette l’assimilazione, lascia risuonare l’eco della Parola ascoltata. È bella la fraternità, è bello salutarsi, ma è l’incontro con Gesù che dà senso al nostro incontrarci, al nostro ritrovarci. Dobbiamo riscoprire e valorizzare il silenzio!”. “Per favore, le omelie, sono un disastro”, la denuncia finale a braccio: “otto, dieci minuti, non di più. E sempre un pensiero, un affetto e un’immagine, che la gente si porti qualcosa a casa. L’omelia non è una conferenza, è un sacramentale: la si prepara in preghiera, con spirito apostolico”.