“C’è ancora una parola che il Beato Livatino ci consegna e che per lui è stata fondamentale: l’amore”. Lo ha detto ieri l’Ordinario militare per l’Italia, mons. Santo Marcianò, aprendo la conferenza dal titolo “Livatino pellegrino di giustizia e di pace” che si è tenuta presso il Comando Generale della Guardia di Finanza, in occasione della Peregrinatio della reliquia del Beato Livatino a Roma. L’incontro è stato trasmesso anche in streaming con tutti gli istituti di formazione del corpo. E’ stato l’amore – ha detto l’ordinario militare – a portare il giudice Livatino a vedere “sempre oltre le sue carte”. “Pensate: le carte di un giudice possono essere anche molto pesanti, noiose, impegnative… Ebbene, dietro questo, lui riusciva a intravedere i drammi delle persone, le loro fatiche, le loro storie. E questo gli permetteva di scegliere secondo giustizia, senza dimenticare il criterio dell’amore, del bene comune, del bene di ogni persona”. Rivolgendosi ai giovani in formazione, mons. Marcianò ha detto: “Il messaggio del beato Livatino incita con grande forza a scegliere; e voi dovete imparare a scegliere, perché spesso oggi il mondo – la nostra cultura – ci mette dinanzi a scelte di cui non siamo consapevoli, perché, nel farle, non siamo liberi dai condizionamenti. Per scegliere, pertanto, bisogna conoscere, studiare e saper andare nella profondità delle cose, come fece il beato Livatino”. Ma c’è un “passo in più” che la figura del giudice Livatino suggerisce: “egli non è stato solo un operatore di giustizia ma è stato un uomo giusto, perché non limitava il senso della giustizia al suo operare, non era in sintonia con la giustizia solo durante i processi o gli atti che scriveva; egli riteneva che la giustizia dovesse penetrare la sua vita, includendo le scelte fatte sul piano personale e sui comportamenti esterni. Tutto era in lui filtrato, permeato da questo senso di giustizia che lo rendeva un uomo giusto nell’essere”.