Si è svolta ieri pomeriggio a Milano, in occasione della 56ª Giornata mondiale della pace, la marcia “Pace in tutte le Terre” organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio con l’adesione di tante associazioni. Aprendo la marcia, ha detto Giorgio Del Zanna (Sant’Egidio): “La più forte espressione del male è la guerra. Eppure domina i nostri giorni, come vediamo in Ucraina dove il conflitto coinvolge noi europei per la vicinanza geografica e per i profughi che sono tra noi. Ci sono ben altri 23 conflitti nel mondo ad alta intensità attivi. L’attenzione al dolore di tanti è la strada per non rassegnarsi alla guerra: è una proposta perché non ci abituiamo al fatto che dall’Ucraina alla Siria, dal Mali allo Yemen, dall’Afghanistan al Tigray, al Nagorno Karabagh – dove la popolazione armena isolata soffre la fame – ci sia la guerra, volgendoci dall’altra parte”. Un minuto di silenzio è seguito alla lettura dei Paesi in guerra. “Le guerre – ha continuato Del Zanna – non risolvono le crisi internazionali come hanno insegnato innumerevoli precedenti. Nei conflitti contemporanei nessuno più è in grado di vincere. Di conseguenza in maniera oggettiva possiamo constatare che la guerra è uno strumento ormai obsoleto e dannoso”.
Diversi sono i profughi che hanno partecipato alla manifestazione, aprendo il corteo con i cartelli con i nomi delle zone in conflitto. Alcuni di loro hanno portato la loro testimonianza, in particolare dall’Ucraina, Afghanistan, Siria e Mali. Tra i manifestanti, anche i rifugiati giunti con i corridoi umanitari, il progetto pilota di Sant’Egidio che sta permettendo l’arrivo in sicurezza di persone in fuga dall’Afghanistan, la Siria, la Libia, il Corno d’Africa e il campo di Lesbo in Grecia.
La marcia, partita da piazza Santo Stefano, è terminata in piazza Duomo. Tappa intermedia la chiesa di San Vito al Pasquirolo, dove pregano abitualmente gli ortodossi russi e ucraini. Qui sono intervenuti una donna ucraina, che ha ricordato il dramma della nazione invasa e bombardata, e padre Ambrosij Makar della Chiesa ortodossa russa. Ha detto il sacerdote: “Qui ucraini e russi pregano e piangono insieme. I problemi dei nostri popoli ci sono, la situazione in Ucraina è difficile: piangiamo i nostri ragazzi, le città sono bombardate. Grazie che siete insieme a noi e non ci lasciate soli”. Ampia partecipazione anche dei rappresentanti ecumenici del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano.