Bolivia: vescovi, “indirizzi scolastici da rivedere, minano responsabilità educativa dei genitori e non danno priorità alla qualità dell’istruzione”

(Ph. Ceb)

“Di fronte alla proposta dei nuovi indirizzi scolastici 2023, la Chiesa cattolica è profondamente preoccupata che i contenuti di questi nuovi ‘curricula’ compromettano seriamente le poche conquiste, i risultati e gli sforzi compiuti nelle ultime due amministrazioni scolastiche. Riteniamo che questo piano di studi non dia priorità alla qualità dell’istruzione e sia stato definito unilateralmente, senza il contributo e la riflessione delle istituzioni che operano nel campo dell’istruzione”. Lo scrive, in una nota presentata ieri, la Conferenza episcopale boliviana.
Secondo l’episcopato, “le dichiarazioni pubbliche delle Federazioni degli insegnanti e dei genitori dimostrano che la questione non è stata ben elaborata”. “Le istituzioni subnazionali che sono coinvolti nella gestione di questo settore, come i Governatorati e i Comuni, non hanno avuto chiarezza sulla responsabilità che devono assumersi, su questioni come la fornitura di materiale tecnico e scolastico. Ancor meno nella costruzione e nel miglioramento delle infrastrutture necessarie a questo sviluppo curricolare”.
Denuncia la nota: “Siamo seriamente preoccupati per l’inserimento nei contenuti curricolari di argomenti propri dell’interno della famiglia, che riguardano i diritti fondamentali e che, se affrontati senza un adeguato contesto familiare, affettivo ed emotivo, producono solo confusione e disorientamento. È il caso dei contenuti di ‘Educazione sessuale integrale’ presenti in tutti i piani educativi, dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria. Questa determinazione nel programma di studi è una preoccupante violazione del diritto e della responsabilità dei genitori di educare i propri figli all’amore per la vita. E opta per la costruzione di una società spersonalizzata e utilitaristica con fini profondamente individuali”. Concludono i vescovi: “Come Chiesa cattolica, non possiamo rimanere solo osservatori di un processo che riguarda profondamente le famiglie e la società. Chiediamo quindi al Ministero dell’Istruzione di rivedere e soddisfare le richieste già avanzate da insegnanti e genitori”.

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