“Gesù non fa qualcosa per noi, ma dà tutto: dà la vita per noi. Il suo è un cuore pastorale. Fa il pastore con tutti noi”. Lo ha detto il Papa, che nella catechesi pronunciata in Aula Paolo VI, per l’udienza generale, e dedicata allo zelo apostolico ha ricordato che “per riassumere in una parola l’azione della Chiesa si usa spesso proprio il termine pastorale. E per valutare la nostra pastorale, dobbiamo confrontarci con il modello, confrontarci con Gesù buon Pastore”. “Anzitutto possiamo chiederci”, l’invito del Papa: “Lo imitiamo abbeverandoci alle fonti della preghiera, perché il nostro cuore sia in sintonia con il suo?”. “Se si sta con Gesù si scopre che il suo cuore pastorale palpita sempre per chi è smarrito, perduto, lontano”, ha spiegato Francesco: “E il nostro?”. “Quante volte – ha proseguito a braccio – viene gente che è un po’ difficile, difficoltosa per noi: ‘Ma è un problema suo: che si arrangi’. Gesù mai ha detto questo – ‘che si arrangi’ – è andato Lui a trovarla. Stava con tutti gli emarginati, con tutti i peccatori. Era accusato di quello: stare con i peccatori. Perché portava proprio ai peccatori la salvezza di Dio”. Poi il suggerimento di leggere la parabola della pecora smarrita, contenuta nel capitolo 15 del Vangelo di Luca, in cui Gesù parla anche della moneta perduta e del figlio prodigo. “Se vogliamo allenare lo zelo apostolico, il capitolo 15 di Luca è da avere sempre sotto gli occhi”, il consiglio del Papa: “Leggetelo spesso: lì potete capire cosa sia lo zelo apostolico. Lì scopriamo che Dio non sta a contemplare il recinto delle sue pecore e nemmeno le minaccia perché non se ne vadano. Piuttosto, se una esce e si perde, non la abbandona, ma la cerca. Non dice: ‘Se n’è andata, colpa sua, affari suoi!’”.