“Accompagnare, come voi fate, i nostri fratelli, i soci dell’Azione cattolica nel mai compiuto cammino del discepolato nell’educazione a una fede matura e generosa è un grande atto di carità che il Signore non dimentica. È un lavoro non sempre facile a favore dei santi e il vostro lavoro è un servizio a favore della speranza”. Lo ha detto il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, nell’omelia della messa che ha celebrato, oggi, in occasione del convegno nazionale degli assistenti di Azione cattolica che si svolge a Roma. “Una speranza che fa camminare e che mette insieme, associa, costruisce e incontra gli uomini e che sempre rifiorisce anche nell’aridità o nella stanchezza che talvolta ci coglie nella pazienza e nella perseveranza – ha aggiunto -. La speranza rifiorisce sempre. Ecco, forse possiamo avvertire attorno a noi un deficit di speranza e quindi di energia costruttiva. La liturgia ci aiuta invece ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta”.
L’arcivescovo ha poi ribadito come “questa speranza che rende audaci ci fa costruttori di un futuro nuovo, ci fa venire voglia cioè di salire sulla barca della storia per indirizzarne il corso”. “In qualche modo, nel misterioso disegno di Dio, la traiettoria della storia dipende anche da noi, dalla nostra azione, dalla nostra visione delle cose, dalla generosità con cui vi stiamo dentro da protagonisti – ha osservato -. Non subiamo, per esempio, il cambiamento ma lo vogliamo, lo provochiamo. Il cristiano vuole cambiare la storia per renderla più degna dell’uomo e della sua vocazione altissima”. Ricordando il titolo di questo raduno “Sulla barca della storia”, mons. Baturi ha evidenziato che “ci richiama al fattore più importante per abitare nella barca della storia”: “La fraternità che l’assistente deve sapere e poter sempre suscitare, la fraternità cristiana in cui ciascun uomo possa essere chiamato per nome e abbracciato dentro la ricchezza della sua diversità di lingua, di popolo, di nazione, soprattutto, i più poveri, quelli che più hanno bisogno. È questa fraternità che rende il volto della Chiesa, un vero volto di madre, come augurò alla Chiesa italiana proprio Papa Francesco, a Verona. Questa fraternità è anche una profezia per il cambiamento del mondo”. Quindi, il presule ha sottolineato che “abbiamo bisogno di testimoni, di persone che vivono ciò che annunciano, modelli capaci di suscitare la gioia e la speranza del futuro”. “L’uomo si riaccende davanti a un testimone. Pensiamo in questi giorni all’impressione suscitata dalla figura di fratel Biagio a Palermo, ma tutti noi incontriamo quotidianamente figure che suscitano speranze testimoni di carità e dell’amore che predicano”. Infine, l’augurio che “l’Azione cattolica sia questa barca buona su cui solcare la storia, una barca di fraternità per la gloria di Dio per la nostra salvezza, per la trasformazione del mondo”.