“Tra il 2020 e il 2021 cresce la concentrazione della ricchezza in Italia: la quota detenuta dal 10% più ricco degli italiani (6 volte quanto posseduto alla metà più povera della popolazione) è aumentata di 1,3 punti percentuali su base annua a fronte di una sostanziale stabilità della quota del 20% più povero e di un calo delle quote di ricchezza degli altri decili della popolazione. La ricchezza nelle mani del 5% più ricco degli italiani (titolare del 41,7% della ricchezza nazionale netta) a fine 2021 era superiore a quella detenuta dall’80% più povero dei nostri connazionali (il 31,4%)”. Lo evidenzia oggi l’Oxfam, nel suo nuovo rapporto “La disuguaglianza non conosce crisi”.
Nonostante il calo del valore dei patrimoni finanziari dei miliardari italiani nel 2022, dopo il picco registrato nel 2021, “il valore delle fortune dei super-ricchi italiani (14 in più rispetto alla fine del 2019) mostra ancora un incremento di quasi 13 miliardi di dollari (+8,8%), in termini reali, rispetto al periodo pre-pandemico”. Inoltre, “cresce nel 2020 – ultimo anno per cui le dinamiche distributive sono accertate – la disuguaglianza dei redditi netti, per cui l’Italia si colloca tra gli ultimi Paesi nell’Ue”.
“L’aumento dell’incidenza della povertà è stato attenuato, nell’emergenza, dagli interventi pubblici di supporto alle famiglie, ma le prospettive di arretramento sono forti alla luce dei fattori correnti di rischio per l’economia italiana come gli impatti del conflitto russo-ucraino e la crescita dell’inflazione – commenta Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia –. Le misure di sostegno alle famiglie devono proseguire ed essere indirizzate meglio verso le famiglie in condizioni di maggior bisogno. È inoltre indispensabile abbandonare il regime transitorio del Reddito di cittadinanza per il 2023, riformando l’unica misura strutturale di contrasto alla povertà di cui disponiamo; come pure stimolare nuovi accordi tra le parti sociali volti a ridefinire celermente sistemi più efficaci di indicizzazione dei salari ai prezzi, per fornire protezione adeguata ai gruppi sociali meno abbienti e alle forme di lavoro meno tutelate in settori a bassa retribuzione”.
Secondo Oxfam, “nuovi accordi tra le parti sociali sono particolarmente necessari per i circa 6,3 milioni di dipendenti del settore privato in attesa del rinnovo dei contratti nazionali alla fine del mese di settembre 2022. Lavoratori che rischiano, con le regole di indicizzazione attuali, di vedere un adeguamento dei salari, calati in termini reali del 6,6% nei primi nove mesi del 2022, insufficiente a contrastare l’aumento dell’inflazione”. In Italia, Oxfam raccomanda al Governo di intervenire in alcuni ambiti prioritari, come il “contrasto al caro-vita e alla povertà”, l’“equità fiscale”, un “lavoro dignitoso”, l’introduzione di “un salario minimo legale”.