“Dobbiamo lavorare insieme, superare le contrapposizioni, cercare quello che è il bene di tutti, che non necessariamente corrisponde al mio. Ma se non abbiamo un ideale più alto, se non impariamo ad avere orizzonti più ampi rischiamo di rinchiuderci sempre di più nel nostro piccolo mondo dove si muore per mancanza di ossigeno. Chiediamo a S. Ponziano che ci insegni questo supplemento di generosità, di sensibilità, di attenzione: chiediamogli di aiutarci a fare un’alleanza tra noi in vista di qualche cosa di più bello e grande che possa essere al servizio di tutti, specialmente di coloro che devono affrontare con maggiore difficoltà il peso della vita quotidiana”. Lo ha affermato sabato pomeriggio l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, al termine della processione di San Ponziano, patrono della Città di Spoleto e dell’intera arcidiocesi.
Intervenendo a braccio, l’arcivescovo ha sottolineato che “siamo qui come un’unica famiglia che guarda a chi ci ha preceduto e che sente la necessità e il dovere di custodire e di conservare dei legami di amicizia, di fraternità e di solidarietà”. “Qualcuno – ha osservato mons. Boccardo – vorrebbe che il vescovo parlasse a favore degli uni e contro gli altri. Ma il vescovo è padre e pastore di tutti. E l’unica cosa che può fare, e la fa con seria intenzione, è quella di invitare tutti coloro che dalla fiducia dei cittadini sono stati chiamati a governare la Città, la Regione e il Paese ad assumere un senso di responsabilità per la ricerca e la realizzazione del bene di tutti”. “Questo – ha aggiunto – significa certamente che ognuno deve lasciare da parte qualche cosa di suo e andare incontro a qualcosa di chi gli sta vicino. Soltanto nella collaborazione e nella comprensione reciproca, solo con un supplemento di generosità si riesce a costruire qualche cosa di bello e di buono che serva a noi e a coloro che vengono dopo di noi. Raccolgo dalla testimonianza di S. Ponziano questo invito che rivolgo a tutti e a ciascuno, senza differenze”. “È soltanto dandoci la mano, riconoscendoci non concorrenti ma fratelli e amici – ha ammonito l’arcivescovo – che riusciamo a lasciare qualche cosa dietro di noi. Le nuove generazioni attendo da noi adulti esempi luminosi di vita, parole di verità, gesti di solidarietà e riconciliazione. Questo è il patrimonio che S. Ponziano ci affida”.