Papa Francesco: alla Comunità Papa Giovanni, “grazie don Oreste!”. “Accogliere le persone con sguardo d’amore”

(Foto Vatican Media/SIR)

“L’incontro di oggi è speciale, perché siete voi più piccoli che rappresentate la grande famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII”. Lo ha detto Papa Francesco incontrando la comunità e salutando per primi i bambini e le bambine presenti. “Di questo dobbiamo ringraziare il Signore e poi don Oreste Benzi, che ha dato vita a questa bella realtà. Siete d’accordo? Allora tutti insieme possiamo dire: ‘Grazie Don Oreste!’”. “Dio ci conosce ad uno ad uno, con il nostro nome e il nostro volto, che è unico. Certo, abbiamo anche i nostri limiti; alcuni di noi purtroppo hanno limiti pesanti da portare. Ma questo non toglie nulla al valore di una persona: ognuno è unico, è figlio o figlia di Dio, è fratello o sorella di Gesù”, ha proseguito il pontefice. “Una comunità cristiana che accoglie la persona così com’è aiuta a vederla come la vede Dio. E come ci vede Dio? Con lo sguardo dell’amore. Dio vede anche i nostri limiti, è vero, e ci aiuta a portarli; ma Dio guarda soprattutto il cuore, e vede ogni persona nella sua pienezza. Dio ci vede a immagine di Gesù”.
“Sapete, ci sono dei segni che fanno capire quando una persona viene accolta con amore, quando un bambino, una bambina, un ragazzo, una ragazza, ma anche una persona grande, di qualsiasi età viene guardata con lo sguardo di Dio, viene accolta con amore. Quali sono questi segni? Ce ne sono diversi, ma ne scelgo uno: il sorriso”, ha affermato Papa Bergoglio. “Quando un bimbo appena nato sta in braccio alla sua mamma, che lo guarda e gli sorride, incomincia a sorridere. Il sorriso è un fiore che sboccia nel calore dell’amore. Cari bambini e ragazzi, nelle vostre storie, e anche nelle vostre domande, risalta un’esperienza che molti di voi avete in comune: l’esperienza della casa famiglia. Oggi, qui con voi, voglio sottolineare che le ‘case famiglie’ sono nate dalla mente e dal cuore di don Oreste Benzi. Lui era un prete che guardava i ragazzi e i giovani con gli occhi di Gesù, con il cuore di Gesù. E stando vicino a quelli che si comportavano male, che erano sbandati, ha capito che a loro era mancato l’amore di un papà e di una mamma, l’affetto dei fratelli. Allora don Oreste, con la forza dello Spirito Santo e il coinvolgimento di persone a cui Dio dava questa vocazione, ha iniziato l’esperienza dell’accoglienza a tempo pieno, della condivisione della vita; e da lì è nata quella che lui ha chiamato ‘casa famiglia’”.

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