Il Venezuela continua a vivere una “realtà che ci paralizza”, a causa della profonda crisi sociale, economica e politica, “con uno dei tassi di inflazione più alti al mondo e una moneta nazionale in continua svalutazione, la vita quotidiana dei venezuelani è sempre più complicata”. E’ la denuncia della Conferenza episcopale venezuelana, nell’esortazione pastorale presentata ieri, al termine dell’Assemblea plenaria, ispirato alla citazione biblica “Nel nome di Gesù di Nazareth, alzati e cammina… e con un balzo si alzò e camminò”. (Atti, 3, 6b. 8a). I vescovi fanno notare che “questa situazione ha già costretto più di 7 milioni di persone a lasciare il Paese, secondo i dati dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, l’Unhcr, generando il più grande flusso migratorio in America Latina e nei Caraibi degli ultimi 50 anni”. Un esodo, soprattutto di giovani, che “non si ferma e che impoverisce il presente e il futuro del Paese”. L’Episcopato venezuelano ha affermato che da tempo la Chiesa non offre solo una diagnosi della realtà del Paese, “ma anche proposte concrete di passi da compiere per trovare soluzioni a essa”. Come pastori, “ancora una volta, vogliamo rinnovare l’urgenza della ricerca di una maggiore unità nazionale che realizzi il ritorno all’istituzionalizzazione democratica del Paese, recuperando quel terreno di incontro comune che dovrebbe essere il testo e lo spirito della Costituzione nazionale”. Perciò, “si pone oggi la necessità di ricostruire il Paese, nello spirito della sinodalità, per camminare insieme”.