“Oggi è il momento di svegliarci dalla nostra prostrazione e di liberarci di tutte le tracce di rassegnazione, indifferenza o egoismo. Generare consapevolezza della nostra dignità umana e della nostra responsabilità condivisa. Alzarsi e camminare insieme per seminare speranza, agire con decisione, coltivare valori e promuovere un modo di fare politica basato sul bene comune e non su interessi particolari o fini ideologici”. È questo l’appello che arriva dalla Conferenza episcopale venezuelana, nell’esortazione pastorale presentata ieri, al termine dell’Assemblea plenaria, in una conferenza stampa. I vescovi invitano tutti i credenti e le persone di buona volontà a vivere un “protagonismo consapevole di cittadinanza responsabile”, a non lasciarsi “rubare la speranza”. “È essenziale passare dal lamento all’azione liberatoria”, scrivono i vescovi. “In ogni diocesi, parrocchia e comunità, in ogni scuola superiore e università, in ogni azienda, ufficio e impresa, dobbiamo affrontare la paralisi nazionale e ognuno di noi deve chiedersi cosa può fare, quanto può contribuire, quanto e in quali ambiti può passare dall’io al noi, elevando e moltiplicando il bene che produciamo”. Nell’esortazione si afferma che “in mezzo alle circostanze drammatiche del Paese, ci uniamo, ancora una volta, al grido del nostro popolo e, insieme a Papa Francesco, alziamo la voce per chiedere che non ci sia “nessuna famiglia senza casa, nessun contadino senza terra, nessun lavoratore senza diritti, nessun popolo senza sovranità, nessuna persona senza dignità, nessun bambino senza infanzia, nessun giovane senza possibilità, nessun anziano senza una venerabile vecchiaia”. Il messaggio, sottolineano i vescovi, non è rivolto solo a coloro che professano la fede “ma anche a tutti gli uomini e le donne di buona volontà della nostra patria: a coloro che la pensano come noi e a coloro che hanno altre visioni, perché il Venezuela è la nostra casa comune, i problemi, che sono comuni a tutti, ci riguardano e ci sfidano allo stesso modo”.