“Purtroppo siamo coscienti che in guerra il nemico fa di tutto non solo per distruggere ma anche per conquistare ciò che non è suo. Sono notizie tristi anche perché non stiamo parlando solo di terra ma soprattutto di persone che sono cadute per difendere Soledar. Tanti militari sono morti. E’ un male di cui ciascuno dovrà rendere conto della sua responsabilità di fronte al Padre Eterno”. Raggiunto telefonicamente dal Sir, così mons. Maksym Ryabukha, vescovo ausiliare dell’Esarcato arcivescovile di Donetsk, nel Donbass, commenta le notizie che stanno arrivando da Soledar. “Dispiace”, dice il vescovo. “Sono notizie che ci addolorano tantissimo ma anche guardando a tutte queste notizie noi siamo convinti e siamo coscienti che la vittoria aspetta il nostro popolo e che alla fine della guerra, il nostro Paese sarà ricostruito secondo i confini del 1991. Su questo nessuno, anche oggi, non ha il minimo dubbio. Sia i civili sia i militari operano perché questo possa avvenire il più presto possibile”. Avendo la maggior parte dell’esarcato greco-cattolico occupato dai militari russi, attualmente la residenza “temporanea” del vescovo Ryabukha è a Zaporizhzhia, “anche se mi muovo tantissimo – dice – per stare a fianco, visitare e consolare le parrocchie e i parrocchiani che si trovano nelle città al confine con il fronte”, in territorio libero, controllato dal governo ucraino, “per portare la buona Novella del Natale, Dio è con noi. Nei territori sotto l’occupazione russa invece non ho il diritto di entrare”. Per il Natale – che i greco-cattolici hanno celebrato il 7 gennaio – mons. Maksym Ryabukha ha partecipato insieme ad un gruppo di giovani universitari della cappellania di Leopoli ad un pellegrinaggio natalizio che ha toccato le città del Nord nella regione di Kharkiv per poi scendere verso la regione di Donetsk, e concludersi con la città di Zaporizhzhia. “Ho così potuto anche portare l’affettuoso saluto di Papa Francesco che ho avuto la gioia di sentire personalmente due settimane fa”, dice il vescovo. “In questa telefonata, il Papa ha assicurato la sua compartecipazione a quanto tutto il nostro popolo sta vivendo ed ha chiesto di trasmettere a tutti coloro che incontro, la sua vicinanza con la preghiera e la sua fiducia che questa pazzia di guerra possa finire il più presto possibile. Mi chiedeva anche qual era la situazione in quei giorni e gli ho potuto portare i saluti della gente per lui. Anni fa ho lavorato come traduttore per l’allora nunzio apostolico in Ucraina ed ho potuto toccare con mano tutto il bene che il papa ha fatto sempre per il popolo ucraino e di cui tutti oggi sono grati”. “Purtroppo – aggiunge il vescovo – i giorni di lutto sono moltissimi in questa guerra e sono molte anche le persone che conosciamo e che ora contemplano il volto di Dio in Paradiso”. E’ dal 2014, “dall’inizio della guerra” che la Chiesa greco-cattolica rivolge nella liturgia una preghiera speciale per la pace e per il popolo ucraino come pure una preghiera per i defunti caduti. Il ministero della Difesa russo ha rivendicato ufficialmente la caduta della città ieri sera sera grazie “al costante fuoco di artiglieria, ai raid aerei e missilistici” ed ha anche annunciato la morte di oltre 700 soldati ucraini negli ultimi tre giorni di combattimenti. L’Ucraina ha invece ribadito che le forze militari continuano a resistere in città dopo una “notte intensa di combattimenti”, ammettendo tuttavia che ci si trovava in una “fase difficile della guerra”.