“I migranti non sono criminali e non sono merce, ma esseri umani dotati di valori, principi e diritti”. Ad affermarlo, rivolgendosi ai presidenti di Stati Uniti (Joe Biden), Messico (Andrés Manuel López Obrador) e Canada (Justin Trudeau), reduci dal vertice dei giorni scorsi, è mons. José Guadalupe Torres Campos, vescovo di Ciudad Juárez e responsabile della Pastorale della mobilità umana della Conferenza episcopale messicana. Il vescovo chiede, in particolare, al presidente degli Stati Uniti Joe Biden di abrogare il “Titolo 42”, che consente l’espulsione degli immigrati irregolari che cercano di stabilirsi negli Stati Uniti (il provvedimento fu preso dall’allora presidente Trump, come misura preventiva contro il contagio del Covid-19). “Esortiamo i Governi a creare e implementare protocolli per l’assistenza alle persone nel contesto della mobilità, all’interno del quadro locale e internazionale, per garantire e salvaguardare i diritti di quelle persone che per qualche motivo sono costrette a lasciare il loro Paese d’origine”, si legge nella nota della Chiesa messicana. In precedenza, era stata la rete ecclesiale Clamor, che fa parte del Consiglio episcopale dell’America Latina e dei Caraibi (Celam) e raggruppa più di 600 organizzazioni ecclesiali del continente che si occupano di migrazione, rifugiati e tratta, a pronunciarsi sul vertice fra i tre Capi di stato, e definendo “del tutto inadeguato l’annuncio del Presidente Biden di voler rilasciare 30.000 visti al mese per i cittadini nati a Cuba, Haiti, Nicaragua e Venezuela”, pronunciato al termine del vertice a tre. Secondo l’organismo ecclesiale, si tratta di “una cifra insufficiente, irrisoria e contraddittoria, se si considera che le persone che già hanno intrapreso il loro viaggio non riceveranno aiuto e saranno vulnerabili in circostanze ancora più pericolose. “È difficile considerare queste misure come un progresso quando allo stesso tempo si impedisce alle persone di richiedere lo status di asilo alla frontiera”, si legge nel documento.