Per la Jabil di Marcianise “si trovino strade percorribili che possano allontanare lo spettro dei licenziamenti o comunque individuare soluzioni alternative che salvaguardino i posti di lavoro. Mi appello alla vostra sensibilità istituzionale e al senso di carità sociale perché, nello spirito di quanto ci ricorda il Santo Padre che ‘il lavoro è unzione di dignità!’, nulla resti intentato”. Così il vescovo di Caserta, mons. Pietro Lagnese, in una lettera aperta ai ministri del Lavoro e delle Imprese e del Made in Italy e ai parlamentari casertani. “Mi rivolgo a voi con spirito umile e rispettoso – ha scritto il presule – per segnalarvi quanto ho già avuto modo di evidenziare nel mio Discorso alla Città in occasione del Te Deum di fine anno”. “Ho incontrato una rappresentanza dei lavoratori della Jabil di Marcianise – spiega mons. Lagnese – i quali mi hanno rappresentato la drammaticità della loro situazione: il 31 gennaio prossimo per 190 dipendenti – cioè per circa il 50% della forza lavoro della fabbrica – arriverà il licenziamento per problemi legati alla sostenibilità economica del locale stabilimento industriale, unico esistente in Italia facente parte della multinazionale Jabil che conta nel mondo 260.000 dipendenti dislocati nelle 100 sedi presenti in 30 Paesi”. Lagnese ha chiesto alle istituzioni e ai parlamentari casertani d’intervenire per sostenere i lavoratori della Jabil: “Come vescovo non intendo sostituirmi alle istituzioni preposte ma nello stesso tempo non posso non farmi uno con la vita, la storia, le tristezze e le angosce delle donne e degli uomini affidati alle mie cure pastorali. Ritengo sia necessario un intervento governativo che scongiuri il verificarsi dell’ennesimo dramma sociale che questa terra è chiamata a subire”. “Mi è stato riferito – prosegue il vescovo – che i lavoratori della Jabil di Marcianise, attraverso le rappresentanze sindacali locali e nazionali, unitamente alle istituzioni regionali, hanno richiesto l’apertura di un tavolo urgente con la presenza del ministero delle Imprese e del Made in Italy e del ministero Lavoro e delle Politiche sociali, perché venga esaminata la loro posizione”. Da qui l’appello conclusivo a trovare una soluzione che salvaguardi i lavoratori.