“L’impatto del card. Pell sulla vita della Chiesa in Australia e nel mondo continuerà a farsi sentire per molti anni”. Così mons. Timothy Costelloe, presidente della Conferenza episcopale australiana, ricorda, in una nota diffusa questa mattina, la figura del card. George Pell, morto ieri sera a Roma, all’età di 81 anni. Prefetto emerito della Segreteria per l’Economia, è stato arcivescovo di Melbourne e di Sydney. “È stato con grande tristezza – scrive il presidente dei vescovi australiani – che ho appreso della morte improvvisa del card. George Pell a Roma. Il card. Pell ha prestato una leadership forte e chiara all’interno della Chiesa cattolica in Australia, come arcivescovo di Melbourne e arcivescovo di Sydney e come membro della Conferenza episcopale per più di 25 anni. I suoi numerosi punti di forza sono stati ampiamente riconosciuti, sia in Australia che nel mondo, come testimoniano le sue nomine vaticane come prefetto della Segreteria per l’Economia e come membro del Consiglio di cardinali, un gruppo consultivo di Papa Francesco”.
Il Cardinal Pell viveva a Roma dal settembre del 2020, città cui era legato fin da giovanissimo. Nato a Ballarat, nel 1941, George Pell ha studiato a Roma, presso l’università Urbaniana. San Giovanni Paolo II lo scelse come pastore di Melbourne e poi di Sydney e poi gli impose la porpora. Benedetto XVI onorò la sua diocesi di un viaggio apostolico per la Gmg. Fu chiamato da Papa Francesco il 13 aprile 2013 a far parte del Consiglio dei cardinali per studiare un progetto di riforma e coadiuvarlo nel governo della Chiesa. Il 24 febbraio 2014 venne nominato prefetto della neonata Segreteria per l’Economia, avviando una serie di riforme finanziarie. Un lavoro che si interruppe nel giugno del 2017 quando, dopo esser stato rinviato a giudizio in Australia, decise di rientrare nel suo Paese per non sottrarsi a un processo per accuse di abusi sessuali su minorenni negli anni ’90. Papa Francesco gli concesse un periodo di congedo per potersi difendere dalle accuse. Condannato nel marzo 2019 a una pena detentiva di sei anni, la Corte Suprema dell’Australia, alla luce dei numerosi vizi formali nelle procedure processuali segnalati dal giudice Mark Weinberg, ha ammesso la richiesta di appello presentata dai legali di Pell. Il cardinale è stato quindi completamente scagionato da una sentenza dell’Alta Corte nell’aprile 2020. Sono stati 404 i giorni trascorsi dal Cardinale in due carceri di massima sicurezza a Melbourne e Barwon dal febbraio 2018 al luglio 2019. I primi sei mesi in isolamento. Un’esperienza che il porporato ebbe l’ispirazione di raccontare in ogni dettaglio, giorno dopo giorno, riportando tutto in una collana dal titolo “Prison Journal. Diario di una prigione”, edita da Ignatius Press. Prendendo spunto da quanto annotava quotidianamente, ha descritto gli incontri con altri detenuti, le visite e lettere ricevute, la preghiera e l’Eucarestia che lo hanno accompagnato durante la prigionia. “Mentre lo ricordiamo e riflettiamo sulla sua eredità – scrive ancora mons. Costelloe -, invito tutti i cattolici e le altre persone di buona volontà a unirsi nella preghiera per il card. Pell, un uomo di profonda e incrollabile fede, e per il riposo della sua anima”.