La guerra in Ucraina è “illegale e ingiustificata”. “È incompatibile con la natura stessa e la volontà di Dio per l’umanità ed è contro i nostri principi cristiani ed ecumenici fondamentali”. Da qui l’appello delle Chiese cristiane di tutto il mondo “ai nostri fratelli e sorelle cristiani e alla leadership delle chiese in Russia e in Ucraina, affinché alzino la loro voce per opporsi alle continue morti, distruzioni, sfollamenti e depredazione del popolo di Ucraina”. E’ dedicato alla guerra in Ucraina uno degli Statement finali approvati per “consenso” dall’Assemblea Generale del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc). Riunita a Karlsruhe, in Germania, dal 31 agosto, l’Assemblea si è conclusa oggi con la celebrazione del culto finale. E’ il raduno cristiano più vasto del movimento ecumenico riunendo 660 delegati di Chiese e oltre 2.000 partecipanti da tutte le regioni del mondo attorno al tema “L’amore di Cristo muove il mondo alla riconciliazione e all’unità”. Nello Statement approvato, le Chiese ricordano che fino ad oggi ci sono state oltre 13.000 vittime civili ucraine e città come Mariupol rase al suolo. “In questo momento quasi 14 milioni di persone – quasi un terzo dell’intera popolazione ucraina – sono state costrette ad abbandonare le proprie case (secondo l’UNHCR). Inoltre, ci sono molte segnalazioni di atrocità che possono costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanità, inclusa la violenza sessuale e di genere, nonché una vulnerabilità notevolmente accresciuta alla tratta di esseri umani”. Forte preoccupazione viene espressa anche “per i rischi di conseguenze catastrofiche derivanti dai danni causati alla centrale nucleare di Zaporizhzhia dalle attività militari nelle sue vicinanze, nonché per la sicurezza di contenimento nel luogo del disastro di Chernobyl del 1986”. A questo proposito, le Chiese esortano “tutte le parti a ritirarsi e ad astenersi dall’azione militare nelle vicinanze della centrale nucleare di Zaporizhzhia e di altri luoghi simili che potrebbero rischiare minacce inimmaginabili per le generazioni attuali e future”.
L’Assemblea di Karlsruhe si conclude con un forte appello alla pace: “Come cristiani provenienti da diverse parti del mondo, rinnoviamo l’appello a un cessate il fuoco immediato per fermare la morte e la distruzione, e al dialogo e ai negoziati per garantire una pace sostenibile. Facciamo appello a tutte le parti in conflitto affinché rispettino i principi del diritto umanitario internazionale, anche per quanto riguarda in particolare la protezione dei civili e delle infrastrutture civili, e per il trattamento umano dei prigionieri di guerra”. All’Assemblea del Wcc hanno partecipato anche delegazioni delle Chiese ortodosse ucraine, sia quella legata al Patriarcato di Mosca che quella riconosciuta come autocefala dal Patriarcato di Costantinopoli. Il Wcc ribadisce di voler svolgere per le sue Chiese membri presenti nella regione un ruolo di “piattaforma e spazio sicuro per l’incontro e il dialogo al fine di affrontare le molte questioni urgenti” che nascono da questo conflitto”. “Ci impegniamo in un dialogo intensificato sulle questioni che ci dividono”, scrivono le Chiese. “Perché le questioni sollevate da questo conflitto sono davvero profonde e fondamentali, sia per il movimento ecumenico che per il resto del mondo, e richiedono un dialogo intenso e sostenuto da affrontare”. Lo sguardo si volge al futuro. “Il compito della ricostruzione postbellica sarà arduo e lungo, con enormi costi umanitari, finanziari ed ecologici. Le Chiese – si legge nel comunicato – sono chiamate a svolgere un ruolo chiave nella guarigione della memoria, nella riconciliazione e nella cura diaconale. Riconosciamo che in guerra non ci sono “vincitori” e che nessuno dovrebbe mai ricorrere alla guerra”.