“Esortiamo il Governo nazionale e le organizzazioni indigene e sociali a valorizzare il strada percorsa finora; continuare nel dialogo, come l’unico metodo realistico e pratico per risolvere i grandi conflitti e le esigenze storiche di tutti ecuadoriani, soprattutto esclusi e impoveriti, secondo il programma stabilito nel tavolo di coordinamento”. È l’appello rivolto ieri dalla Conferenza episcopale ecuadoriana, attraverso una nota presentata in una conferenza stampa, guidata dal presidente dell’episcopato, mons. Luis Cabrera, arcivescovo di Guayaquil, e dal vicepresidente, mons. Alfredo Espinoza, arcivescovo di Quito.
Il dialogo nazionale, dopo le proteste indigene dello scorso giugno, prosegue da due mesi, ma molto a rilento, tanto che dei dieci “tavoli”, corrispondenti ad altrettante questioni, solo uno è stato chiuso.
“Come Consiglio di presidenza della Conferenza episcopale ecuadoriana – si legge nella nota -, ratifichiamo il nostro impegno a continuare a facilitare il dialogo, accompagnando i tavoli tecnici, che finora non hanno fanno passi in avanti, anche per “la complessità delle problematiche”. In questi giorni è in corso un dialogo continuativo, con la speranza di raggiungere un accordo su quattro tavoli, entro il 9 settembre, per poi aprire i restanti 5 tavoli, e concludere il lavoro entro il 12 ottobre. In ogni caos, resta forte la disponibilità dei vescovi a facilitare i colloqui in corso.