Fare memoria di un cammino comune, di sorelle e fratelli che ci hanno preceduto nella fede: questa la raccomandazione sottolineata dal vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, mons. Giacomo Morandi, questa mattina – 8 settembre, Natività di Maria – nella Basilica della Ghiara nell’omelia della Messa, che segna l’apertura dell’anno pastorale 2022-2023. Questa è stata per mons. Morandi la prima “Giarèda”, la festa della città che da secoli si ritrova nel santuario mariano. “Occorre che i cristiani siano persone che coltivano la memoria spirituale di chi li ha preceduti, anche per non perdere il dono della propria identità. Occorre coltivare questa memoria collettiva, che è anche la memoria di un città, quale è la storia di Reggio – ha detto il presule -. Ma assieme alla memoria occorre l’apertura alla novità, cioè la tensione alla speranza. Occorre fare memoria di una storia in cui lo Spirito Santo ha agito attraverso il “sì” di tante persone in momenti difficili e gioiosi. Certamente un ruolo fondamentale lo rivestono i santi, come ha affermato papa Benedetto XVI, che la fede ha generato”.
Indubbiamente, ha osservato il celebrante che aveva al suo fianco il vescovo emerito Adriano Caprioli e i dieci parroci che in queste settimane saranno accolti dalle loro nuove comunità, “è difficile coltivare questa memoria e soprattutto essere aperti alla novità, cioè alla speranza. Essa si fonda su ciò che Dio è per noi e che fa nuove tutte le cose. Ma è proprio questo l’atteggiamento che il cristiano deve avere”. Allora bisogna evitare gli atteggiamenti di convenienza, di cadere nella routine, in quelle che mons. Morandi ha definito “le frasi dell’ascensore”, così efficacemente esemplificate: “Non ci sono più le mezze stagioni, si stava meglio quando sui stava peggio, è una ruota che gira”. “Occorre guardare all’essenziale, il difficile, in questa conversione, consiste nel partire proprio da se stessi comunicando la speranza”.