Nelle Marche la solidarietà… si rimette a tavola. Torna infatti l’evento “Un pasto al giorno”, promosso dai volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII nelle parrocchie marchigiane per testimoniare come la prossimità concreta sia la risposta più efficace contro la crisi post pandemica e i conflitti di questo tempo. Con l’obiettivo di condividere e proseguire il lavoro di sensibilizzazione per fronteggiare insieme questi preoccupanti scenari, il 17 e 18 settembre, avrà dunque luogo questa iniziativa solidale che, assieme a molte altre, come spiega una nota, permette alla Comunità di raccogliere il sostegno necessario per garantire 7 milioni e mezzo di pasti agli individui che versano in condizione di povertà e disagio accolti nelle varie realtà di aiuto. L’attività della Comunità di don Benzi è attiva anche nelle Marche – dove la povertà relativa, secondo i dati Istat, continua a farsi sentire tra le famiglie con un’incidenza del 6,8% – e da oltre cinquant’anni si fa presente attraverso l’opera costante di Case Famiglia, Case di accoglienza e Centri di aggregazione: sono oltre 100, difatti, le persone che, negli ultimi mesi, hanno trovato in questi spazi non solo un riparo o cibo caldo, ma anche un punto di riferimento per la propria vita. Significativo anche lo slogan scelto per questa edizione, “Costruiamo una tavola in cui ci sia posto per tutti”, quale invito a svolgere, ciascuno, la propria parte a favore della comunità secondo i valori che, fin dal 1968, don Oreste Benzi ha posto al centro del suo impegno, attraverso progetti e realtà di accoglienza in Italia e in 40 Paesi del mondo, e con una presenza attiva anche in Ucraina fin dai primissimi giorni di guerra. “La Comunità Papa Giovanni XXIII è fatta di persone che condividono ogni giorno la vita, la casa e anche la tavola con chi è nel bisogno – sottolinea il presidente Giovanni Ramonda –. Sediamo uno accanto all’altro, stringendoci per far posto a chi arriva e il nostro primo gesto è ringraziare per il pasto che abbiamo davanti, pregando che sia sempre sufficiente a sfamare le migliaia di persone che si rivolgono a noi in cerca di aiuto, chiedendoci di colmare il vuoto del corpo e dell’anima. La preghiera ci unisce ovunque siamo e rafforza quel legame che ci rende possibile, solo assieme, salvare la vita di chi è disperato. Per questo, quest’anno, abbiamo scelto di fare dono a chi si avvicinerà ai nostri banchetti, di una raccolta di preghiere dalle nostre missioni, 7 come i giorni della settimana. In un momento in cui tanti ci chiedono tutto e ogni euro conta, realizzare tovagliette o altri oggetti, come si è soliti fare in queste iniziative, avrebbe comportato una spesa che, responsabilmente, non ci siamo sentiti di affrontare. Siamo certi che la consapevolezza di aver assicurato un posto a tavola per chi soffre sia il ringraziamento più grande”.