“Occorre mantenere sempre alta la guardia contro la pandemia che colpisce in vari modi le persone e disgrega la vita sociale, e occorre farlo continuando a collaborare con le indicazioni che le autorità sanitarie ci propongono, mantenendo quindi anche un’attenta vigilanza nelle modalità di incontro di cui pur abbiamo bisogno per salvaguardare la dimensione comunitaria della nostra vita ecclesiale”. Lo ha detto il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nel suo intervento a conclusione dell’Assemblea del clero, in cui ha esortato a “non considerare la pandemia una realtà del passato, ma un’avversità con cui ancora dovremo fare i conti, ora e in prospettiva futura”. Riguardo alla “guerra mossa dalla Russia all’Ucraina”, che ha “sconvolto gli equilibri mondiali” e rivelato la presenza di quella che il Papa chiama la “terza guerra mondiale a pezzi”, il cardinale ha ricordato che, nella nostra Costituzione, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”: “Noi sappiamo che solo il dialogo può riportare la pace, ma esso ha bisogno di cuori riconciliati e la guarigione del cuore è opera di Dio, che va invocata con la preghiera. È quanto possiamo e dobbiamo fare, ed è quanto faremo su indicazione del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa nell’adorazione eucaristica il prossimo 14 settembre”. Infine, l’invito “a porre un’attenzione particolare alle conseguenze che la guerra, e la pandemia come detto non ancora sconfitta, potranno avere, e anzi già hanno, sulle aziende, nel mondo del lavoro, delle famiglie”. “L’aumento dei costi dell’energia e del gas, come abbiamo avuto modo di verificare anche nelle nostre parrocchie, rischiano di far chiudere numerose aziende pure nella nostra diocesi, mettendo ancor più in difficoltà chi ha problemi ad arrivare a fine mese, a pagare gli affitti”, il grido d’allarme di Betori, secondo il quale “dobbiamo guardare con attenzione nelle nostre parrocchie a quanti dovessero trovarsi in queste difficoltà e sollecitare, per quanto nelle nostre competenze, soluzioni che aiutino chi davvero ha bisogno. La Caritas e le altre realtà ecclesiali o parrocchie che gestiscono le nostre mense, da tempo ci segnalano l’aumento delle richieste e non solo di cittadini stranieri. Richieste che rischiano di crescere nei prossimi mesi e alle quali non sempre sarà facile dare risposte positive. Ma nessuno dovrà trovare chiuse le nostre porte e i nostri cuori”.