“Quale è la nostra responsabilità? Nessuno può lavarsi le mani. Occorre mettersi in ascolto gli uni degli altri, facendoci, al tempo stesso, promotori di azioni concrete e compagni di viaggio delle nuove generazioni: si affacciano in un mondo che non hanno ancora conosciuto e che troppo presto si mostra insidioso e pericoloso, addirittura mortale”. Così mons. Francesco Alfano, arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, nella lettera che ha voluto inviare “a tutto il popolo di Dio” a seguito della tragedia che ha visto coinvolto il giovanissimo Alessandro Cascone, morto a Gragnano per essere caduto giù dal quarto piano dell’abitazione nella quale viveva con i genitori. “Ho sentito forte in queste ore, l’esigenza di comunicare con voi tutti”, rivela il presule, raccontando che “il mio cuore è abitato da sentimenti combattuti e contrastanti. Abbiamo assistito ancora una volta ad una tragedia che continua a lasciarci senza parole: siamo tutti sconvolti, emotivamente e moralmente”. “La morte di un ragazzo, che si stava appena affacciando alla vita, è sempre innaturale, crudele e insensata”, osserva l’arcivescovo: “Quando ad essa sono legati moventi dettati dalla violenza verbale e psicologica da parte di altri adolescenti e giovanissimi, gli stessi che dovrebbero condividere la bellezza della stagione dei sogni, ci rendiamo conto che l’allarme è suonato e non possiamo far finta di nulla”. Mons. Alfano nell’occasione rivolge “un appello, con tutto l’amore che ho, alla comunità e alle istituzioni. La scuola, la politica, la Chiesa. Uniamoci, prima che sia troppo tardi. Cerchiamo di capire, senza giudicare; di sostenere e non di additare”. “Siamo chiamati – ammonisce l’arcivescovo – a praticare un’educazione sentimentale che offra ai giovani nuovi modelli e percorsi formativi capaci di sradicare pregiudizi e stereotipi di genere, non con l’atteggiamento del maestro, ma con la vicinanza del fratello maggiore. Nei luoghi di incontro e di aggregazione, siano dunque previste figure professionali specializzate nella relazione con l’altro, capaci di mediare, accompagnare ed intuire”. “A Dio, come figli che non perdono la speranza anche nel momento della prova, affidiamo l’anima di chi ci ha preceduto nell’incontro con Lui: il suo infinito amore di Padre – conclude mons. Alfano – faccia sentire quel calore dell’abbraccio, che sulla terra si è spento troppo in fretta”.