L’informazione missionaria è cambiata così come lo è tutta l’informazione in generale: gli esteri però continuano ad essere poco rappresentati. Se le news dal Sud del mondo scarseggiano sulla stampa mainstream, trovano però ampio spazio sulla stampa missionaria: come valorizzare questo grande patrimonio? Se ne è parlato oggi al Festival della missione con Anna Pozzi, giornalista di Mondo e Missione che ha coordinato un panel di giornalisti. Titolo: “Oltre la notizia, il mondo”.
Secondo Nello Scavo, inviato di Avvenire, “il lavoro è cambiato molto”. “Io non ho una ricetta su questo, ma dico che ci sono alcuni problemi e alcune soluzioni: la guerra in Ucraina ci ha messo di fronte ad un dato di fatto: cosa sarebbe successo senza giornalisti sul posto? I crimini peggiori avvengono laddove non ci sono i giornalisti”. Però, dice Scavo, “questo tipo di giornalismo costa un sacco di soldi” ed è il motivo per cui è sempre più raro.
Nella chiesa di San Lorenzo alle Colonne sono intervenuti Andrea Monda, direttore de L’Osservatore Romano; Fabrizio Gatti, reporter e direttore di Today.it; Elisabetta Soglio, responsabile di “Buone notizie” del Corriere della Sera. Anna Pozzi durante l’incontro ha ricordato i 150 anni di fondazione della testata missionaria.
Il giornalismo missionario – è stato detto – ha anche il merito di valorizzare le fonti, di portare il lettore direttamente sul posto, di indagare storie locali nei luoghi dove i missionari vivono e operano. Durante il panel si è discussione di informazione e disinformazione, di fonti giornalistiche, di “buone notizie”.