Giovanni Paolo I: mons. Moraglia (Cet), “l’umiltà fu la cifra costante del suo essere”

(Foto: Ufficio Stampa del Patriarcato di Venezia)

“Quest’evento è da noi atteso con grande trepidazione e già partecipare a questo pellegrinaggio interdiocesano è un modo per rendere vivo e visibile il Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia”. Lo ha affermato questa mattina mons. Francesco Moraglia, patriarca di Venezia e presidente della Conferenza episcopale triveneta (Cet), nell’omelia pronunciata durante la messa in occasione del pellegrinaggio a Roma delle diocesi di Venezia, Belluno-Feltre e Vittorio Veneto per la beatificazione di Albino Luciani – Papa Giovanni Paolo I che sarà celebrata domani.
“Siamo giunti, come pellegrini, dalle nostre amate Chiese venete, per partecipare alla beatificazione di un umile e grande figlio di quelle terre, la cui storia è intrisa di fede, lavoro e solidarietà umana e cristiana”, ha sottolineato il patriarca ricordando che “Albino Luciani nacque a Canale d’Agordo e trascorse in Veneto tutta la sua vita, esercitandovi il ministero sacerdotale come presbitero e vescovo; fu prete della Chiesa che è in Belluno-Feltre, poi vescovo della diocesi di Vittorio Veneto e, infine, patriarca di Venezia”. “La nostra assemblea eucaristica, raccolta attorno all’altare della Cattedra di Pietro, desidera innanzitutto rivolgere un saluto affettuoso a Papa Francesco, un saluto che si fa preghiera per Lui e per tutta la Chiesa”, ha proseguito Moraglia, evidenziando che “oggi, per una felice coincidenza, si celebra la memoria di san Gregorio Magno, Papa e dottore della Chiesa”. “Proprio il 3 settembre del 1978, esattamente 44 anni fa, Giovanni Paolo I dedicò uno dei suoi pochi Angelus – pochi per la brevità del suo servizio come vescovo di Roma – al grande pontefice e dottore della Chiesa”, ha osservato il patriarca, ricordando che “in tale circostanza, confessò la sua devozione a Gregorio Magno”.
Commentando poi le pagine proposte dalla liturgia, Moraglia ha rimarcato che “il ministero non è un’autopromozione in cui il protagonista è l’io di chi viene chiamato ma l’amore di Dio che chiama. Tutta la vita di Albino Luciani, nelle sue differenti stagioni, ha testimoniato tale modo di incarnare ed esercitare il ministero”. Il Vangelo odierno (Lc 22,24-30), invece, “richiama quel tratto limpido che viene subito alla mente quando si menziona Albino Luciani e che è fissato nel suo motto: ‘Humilitas’”. Il patriarca ha riproposto “le parole con cui il 3 settembre del 1978, sul sagrato di questa basilica, Papa Giovanni Paolo I diede ufficialmente inizio al suo ministero petrino confessando la sua umiltà, la cifra costante del suo essere”: “Con attonita e comprensibile trepidazione, ma anche con immensa fiducia nella potente grazia di Dio e nella ardente preghiera della Chiesa, abbiamo accettato di diventare il Successore di Pietro nella sede di Roma, assumendo il ‘giogo’, che Cristo ha voluto porre sulle nostre fragili spalle”, disse Luciani nell’omelia.

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